La guerra per tenere in mani private l’acqua in Campana non si è mai arrestata dal giorno della vittoria ai referendum. Subito prima di Pasqua la regione ha fatto una nuova mossa per cedere entro il 2015, anno di elezioni per Palazzo Santa Lucia, il servizio idrico integrato alla Gori Spa (la società pubblico-privata gestita dall’Acea) che opera nell’Ato (Ambito territoriale) 3, 76 comuni dell’area sarnese-vesuviana.

Da oltre un anno i comitati chiedono che l’Abc, l’azienda speciale del comune di Napoli che ha ereditato la gestione dell’Arin, venga messa in sicurezza attraverso l’affido formale del servizio che, ad oggi, svolge in regime di proroga. Dalla regione silenzio assoluto fino al 14 aprile, quando al commissario dell’Ato2 Giuseppe Bruno, competente sul territorio, arriva una striminzita comunicazione ufficiale da parte del direttore generale per l’Ambiente e l’ecosistema della regione, Michele Palmieri: «In merito alla richiesta di affidamento all’Abc del servizio idrico integrato per la zona di Napoli, alla stregua dell’istruttoria espletata, si ritiene di esprimere parere sfavorevole alla suddetta richiesta di affidamento». Nessuna spiegazione, un semplice no che vale, però, l’esclusione dal campo di gara in vista dell’approvazione della legge regionale che riordinerà il settore, in dirittura di arrivo, e anche con una certa fretta, in consiglio regionale.

Così l’amministrazione Caldoro impallina l’unico ostacolo sulla strada della Gori. Del resto il governatore si è rifiutato di incontrare i comitati per discutere del disegno di legge dell’assessore Giovanni Romano ma ha trovato il tempo di accogliere il 24 marzo scorso in sala giunta con tutti gli onori il cda della Gori. Una riunione chiesta dal neopresidente Amedeo Laboccetta, ex An indagato per lo scandalo delle slot machine dell’imprenditore Corallo, prima passato nell’area di Nicola Cosentino dopo la mancata candidatura alle politiche e adesso in riavvicinamento a Forza Italia. Un incontro interessante, lo ha definito Laboccetta: «L’esperienza gestionale ha evidenziato che le annose problematiche campane nel settore dei servizi idrici possono essere efficacemente risolte solo se affrontate unitariamente, con una sola cabina di regia che operi a livello regionale».

Il messaggio è chiaro e lo aveva già anticipato lo stesso Stefano Caldoro: l’intenzione è affidare l’intera Campania a un unico soggetto che avrà la possibilità, con il placet della regione, di decidere un’unica tariffa. E infatti spiega l’assessore al Bilancio, Gaetano Giancane: «Ho particolarmente apprezzato il fatto che entrambe le parti siano convenute sulla necessità che i costi del servizio idrico integrato siano coperti dal sistema tariffario». Un salasso. La Gori dal 2002 non ha mai pagato né la fornitura di acqua all’ingrosso (un debito a tutto il 2012 pari a 218.924.474 euro), né il servizio di collettamento e depurazione delle acqua reflue (53.498.543 euro). Un debito con la regione che avrebbe dovuto pagare a partire dal 2013 con un sconto di 70 milioni e poi in comode rate senza interessi, ma i cordoni della borsa non sono mai stati aperti neppure questa volta.

L’unico gestore che piace a Palazzo Santa Lucia non è detto che abbia le carte in regola neanche in fatto di affidamento. Da anni va avanti un braccio di ferro con il comune salernitano di Roccapiemonte, che rifiuta di passare il testimone al privato. Il 3 aprile l’avvocato Maurizio Montalto, presidente dell’Iispa – Istituto italiano per gli studi delle politiche ambientali, si è rivolto per conto dell’amministrazione al tribunale civile per accertare se la Gori possa chiedere il passaggio della gestione nelle sui mani e, soprattutto, se sia scaduta la concessione nel 2010 in base alla legge 166 del 2009 che regola la materia. Infatti l’Ato 3 ha affidato nel 2002 il servizio idrico alla Spa senza gara, non ne ha il controllo analogo perché la gestione ordinaria e straordinaria è in mano al socio privato (Acea), a cui le quote sono state cedute con transazione privata e non tramite gara. Tutti elementi che avrebbero obbligato l’Ato, nel 2010, a procedere a un nuovo affidamento. Ma quando si tratta di gruppi privati la regione, si vede, è più elastica.

«Questa vicenda – sottolinea Montalto – evidenzia il tentativo di privatizzare l’acqua in tutta la regione. E’ altrettanto chiaro che l’Abc è sotto attacco delle lobby». I comitati campani si rimetteranno in marcia in vista della manifestazione nazionale a Roma, il 17 maggio.