Calma, gesso e un passo alla volta. Il Pd frena i 5 Stelle, che hanno raccolto le 33 firme necessarie per portare subito il testo del ddl Zan in aula, dribblando la commissione. Sarebbe una forzatura, in assenza di un vero ostruzionismo e senza neppure aver provato ad avviare la discussione in commissione. Ma sarebbe soprattutto una mossa perdente.

Nell’aula del Senato, senza relatore e senza testo base, arriverebbero infatti tutti e cinque i progetti di legge contro l’omofobia: il caos assumerebbe i pieni poteri anche perché, a quel punto, si può dare per certo l’ostruzionismo della Lega e nessuno si stupirebbe se il leghista Roberto Calderoli presentasse non migliaia ma milioni di emendamenti.

DI SOLITO LE MANOVRE ostruzionistiche di questo tipo si superano con il voto di fiducia, che in questo caso è però impraticabile perché il governo non può mettere la fiducia su un provvedimento non suo spaccando in compenso la propria maggioranza. Lo stesso Zan, ancora prima che nel pomeriggio i partiti della ex maggioranza Conte si riuniscano, frena: «Le firme per andare in aula ci sono.

Se la commissione Giustizia diventa una palude per l’ostruzionismo, allora ci sono gli strumenti previsti dal regolamento». Gli strumenti, cioè il passaggio diretto in aula oppure la scelta da parte della conferenza dei capigruppo di fissare comunque una data, ci sono. I voti per approvare la legge nella succitata aula invece no. Non senza Italia viva, che però non vuole la prova di forza ma la mediazione: «C’è bisogno di uno sforzo per trovare un testo condiviso e stabilire tempi certi per l’approvazione», conferma Ettore Rosato.

La realtà è che la Zan è diventata per tutti una bandiera, nonostante le richieste di modifica vengano anche da una parte non secondaria della sinistra e del mondo Lgbt, incluse Arcilesbica e la presidente della commissione femminicidio Valente, del Pd. Ma bandiera o non bandiera alternativa alla mediazione non c’è.

MA APPUNTO, UN PASSO alla volta e il primo passo è far sì che la commissione discuta solo il ddl principale, quello appunto di Alessandro Zan, e non tutti e cinque quelli depositati. Sulla carta dovrebbe essere facilissimo: basterebbe ritirare tutti gli altri progetti. Non è detto che ci si riesca e a quel punto a decidere sarebbe il voto. Essendo Iv in questo caso d’accordo la maggioranza a favore della discussione solo sul testo Zan dovrebbe essere certa.

A parte la bizzarria di senatori che non ritirano il loro testo e poi magari votano per non discuterlo. Cose che possono capitare quando ideologia e propaganda prevalgono su tutto il resto.

Una volta fatto il primo passo e sgombrato il campo dagli altri ddl si passerà a verificare la possibilità di una mediazione con la destra. Non solo quella di maggioranza, che oggi presenterà un suo ddl condiviso da Lega e Forza Italia, ma anche FdI. «Ci sono cose nella Zan che non aiutano a combattere discriminazione e violenza, come il gender nelle scuole. Togliendole è più facile trovare una sintesi», assicura Giorgia Meloni.

Anche il testo della Lega e di Fi andrà in questa direzione. «Il tema è molto importante e Zan non deve temere trappole del centrodestra. Vogliamo combattere ogni discriminazione e risolvere il nodo della libertà d’espressione», promette la ministra Maria Stella Gelmini. Il testo Lega-Fi, ancora in preparazione ieri sera, si baserà sull’emendamento presentato dalla senatrice azzurra Ronzulli e dovrebbe prevedere l’aggravante «per chi commette violenza in ragione di» atteggiamenti discriminatori.

LA NOTIZIA DEL TESTO unificato della destra di maggioranza ha provocato una vera sollevazione dell’altra metà della maggioranza che lo vede, giustamente, come ennesima manovra dilatoria. In realtà non è affatto detto che il testo appena presentato sia poi automaticamente messo in discussione in commissione: anche questo potrebbe diventare un ennesimo braccio di ferro.

Ma di certo sarà sulla base di quella proposta che si capirà se ci sono i margini per una mediazione, sul modello di quella che portò nel 2016 all’approvazione della legge sulle unioni civili stralciando il punto critico della stepchild adoption, o se tutto finirà in una battaglia campale tra le due anime della maggioranza che, con qualunque esito, sarebbe in ogni caso devastante.