Polemica a distanza tra comune di Milano e Regione Lombardia. Questa volta la frattura è sulle analisi sierologiche. Dopo che il 13 aprile il presidente Attilio Fontana aveva annunciato che i 20mila test – sperimentati dall’Irccs San Matteo di Pavia – sarebbero partiti dalle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi tre giorni fa, il sindaco Beppe Sala aveva comunicato di «non voler restare fermo e di aver raggiunto un accordo con l’Ospedale Sacco di Milano e con il professor Massimo Galli per sottoporre al test i 4mila conducenti di mezzi pubblici Atm».

A distanza di 24 ore, però, la doccia fredda: l’ospedale milanese smentisce l’esistenza dell’accordo precisando che «non vi è stato nessun tipo di contatto e nessuna richiesta dalla Direzione Atm all’Asst Fatebenefratelli Sacco».

La nota del dottor Alessandro Visconti, direttore generale della struttura sanitaria, aggiunge anche che «nessun progetto di ricerca con queste finalità è stato formalizzato alla Segreteria Centrale Comitato Etico Milano Area 1, passaggio obbligatorio prima di iniziare qualsiasi tipo di sperimentazione». Nota ufficiale giunta come sponda per le reazioni indignate dei leghisti, a partire dai deputati Igor Iezzi, che chiede le dimissioni del sindaco Sala, e Massimo Garavaglia, che aggiunge: «Così non solo si prendono in giro i milanesi, ma si mette a rischio la vita delle persone».

Dichiarazioni che hanno obbligato il Comune di Milano a una replica – che aveva più l’aria di una correzione – a stretto giro: «Il professor Galli e il sindaco Sala confermano che nei prossimi giorni sarà avviato il progetto sperimentale di screening sierologico per i conducenti Atm». Questa iniziativa, precisa la nota «è frutto di una collaborazione tra il Comune di Milano e l’Università Statale, essendo il professor Galli, direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell’ateneo milanese». L’episodio si aggiunge a una lunga lista di accuse reciproche tra Regione e Comune: «È chiaro che il coinvolgimento della Statale rappresenta un piano B rispetto al Sacco – spiega l’assessore milanese all’Urbanistica Pierfrancesco Maran – ma non potevamo fare diversamente, visto che l’autorizzazione da parte della Regione (che dovrebbe dare l’ok agli ospedali, ndr) non è arrivata. Ho l’impressione – continua Maran – che ci sia la volontà politica di non farlo». Diversi esponenti del centro sinistra milanese e lombardo si chiedono infatti «come mai la Regione stia bloccando la sperimentazione e perché l’unico accordo sia stato raggiunto con l’azienda DiaSorin, attraverso il virologo Fausto Baldanti, coordinatore (poi dimesso, ndr) del gruppo di lavoro proprio a Palazzo Lombardia». Accusa che si aggiunge a quella di aver fallito nella gestione emergenziale: «Chiediamo di sederci a un tavolo per cancellare e riscrivere la legge regionale 23 che regola la sanità lombarda, commenta il capogruppo M5s Lombardia Marco Fumagalli, che aggiunge: «Se dovessimo valutare i risultati, l’assessore Gallera andrebbe rimosso».

Nel pomeriggio di ieri arriva anche l’appello di 52 sindaci (tra Milano e provincia) che chiedono al governatore Fontana di essere maggiormente coinvolti sui test sierologici affinché se ne stabilisca l’affidabilità. «Alcuni comuni – recita l’appello – hanno effettuato test a pagamento per la ricerca di anticorpi anti-Covid-19. Alcuni sin qui impiegati non hanno le certificazioni: test non affidabili possono far credere erroneamente a persone suscettibili di essere immunizzate e pertanto fuori pericolo». A firmare il documento oltre 20 sindaci di centrodestra.