Il canale unico della Lega di Serie A. Oppure una media company e l’ingresso nel capitale di un fondo d’investimento, per valorizzare al meglio il pacchetto dei diritti televisivi del prossimo triennio in campionato, dal 2021 al 2024, con il bando che sarà pubblicato a settembre. Chiusa l’egemonia di Sky (800 milioni per il triennio in corso) per il divieto di esclusività sul web fino al 2022 stabilito dal Consiglio di Stato (con la tv di Murdoch è aperto il contenzioso per il saldo dell’ultima tranche della stagione in corso, 130 milioni di euro), ieri è partita la settimana decisiva per la divisione della torta dei diritti tv del pallone italiano. Ovvero la voce che conta di più, assieme alle plusvalenze, in quasi tutti i bilanci dei 20 club di A. Si è iniziato, con l’invito a pranzo da parte del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis ai patron dei club della massima serie, a Roma, per valutare l’ipotesi di un canale televisivo che possa produrre e poi distribuire i contenuti, con l’intervento di un fondo d’investimento, senza che questi diventi socio della media company che si andrebbe a costituire.

VENDERE le partite a più broadcaster per elevare gli introiti, in piena autonomia: progetto che il presidente del Napoli porta avanti da anni, che si lega però a una data, ovvero al 24 luglio, il termine ultimo disposto dalla stessa Lega calcio per la presentazione di offerte vincolanti da parte dei fondi interessati a investire nel calcio. Cvc, Bain, Advent, Tpg, Apollo, General Atlantic, Wanda: chi entra deve staccare un assegno accaparrandosi non oltre il 15% del pacchetto azionaria della media company.

UN’IPOTESI che piace di più ad alcuni top club, come ha scritto Il Corriere della Sera, Inter, Juventus, Milan, Roma, Torino, parse pronte a condividere politiche e strategie commerciali con un fondo. Ma l’ingresso di un fondo nel capitale della newco pone il problema della titolarità dei diritti ufficialmente in capo non alla Lega di A, ma ai club di Serie A che però variano ogni anno nella composizione complessiva, a causa di promozioni e retrocessioni. E dunque, atmosfera calda, tra presidenti aperti alla condivisione del potere e altri che non vogliono cedere porzioni di potere a fondi esterni. E altri soggetti, come Dazn, Tim Vision, Amazon Prime, che potrebbero essere della partita.

In ogni caso sarà rivoluzione, che si inserisce nella sceneggiatura inedita della stagione fatta a pezzi e ricucita a stento a causa del Covid-19. Così anomala che France Football, la rivista francese che assegna il Pallone d’Oro, ha deciso di non assegnare il trofeo per il 2020 (primo stop dal 1956), nonostante la Champions League che si gioca ad agosto e i campionati nazionali portati a termine.