Chi applaude di più? Nell’emiciclo di Montecitorio la scena è quella di tutte le elezioni presidenziali. C’è il deputato fanatico che conta i voti mano a mano che la presidente della camera li scrutina ad alta voce; attorno si radunano colleghi, qualcuno si informa, scuote la testa, se ne va. Qualcun altro si affida all’iPad e aggiorna di continuo. Chi invece deve controllare le schede segnate non ha alternative alla bassa tecnologia: carta penna e orecchie tese. Perché ci sono molti motivi per votare Sergio Mattarella, e altrettante modalità per farlo facendosi riconoscere. Trecento voti segnati su 665 che eleggono il dodicesimo presidente. Le schede parlano: Sergio Mattarella, Mattarella Sergio, S. Mattarella, On. Mattarella, Mattarella S., On. Sergio Mattarella, Mattarella On. Sergio, prof. Sergio Mattarella e persino On. Prof. Sergio Mattarella. A ciascuno il suo, la vittoria è annunciata e tutti ne vogliono un pezzetto. È come un’incoronazione sull’Orient Express: nell’ombra la firmano in tanti. Poi nell’emiciclo ogni gruppo – esclusi leghisti e grillini – si contende il successo spingendo sugli applausi.

Fremono, e allora partono troppo presto in alto a sinistra. «È stata Laura Puppato, ha sbagliato il conto», voce incontrollabile. Un altro po’ ed esulta Sel, quando a Mattarella mancano ancora dei voti. Gioia precoce? No, è uscita la 33esima scheda da loro segnata – on. Sergio Mattarella – sono contenti che nessuna si sia persa per strada. Alle 12.58 ecco la scheda che assicura la maggioranza assoluta, e allora applaudono tutti: meno sono convinti, più ci danno dentro. Sulla destra è da poco entrato Alfano, con quel ritardo di chi vorrebbe essere atteso: quelli di Ncd applaudono tanto ma sorridono poco. Forza Italia è in piedi, batti mani anche lì. In basso un po’ di Pd gioisce attorno a Giorgio Napolitano, applausi anche per l’ex presidente. Bersani è contento, batti mani esibito. Bindi commossa, batti mani solenne. Franceschini le fa tap tap dall’alto, si scambiano un sorriso piccolo, non si amano ma ha vinto la loro vecchia squadra. La vera festa è nello spicchio destro del Pd, corridoio centrale, guardia scelta renziana. Speranza, Orfini, Madia, Boschi, Lotti: arrivano insieme dalla stanza del premier per insieme festeggiare. Baci, abbracci, buffetti, dammi il cinque. Se tutti esultano, qui bisogna strafare. Lorenzo Guerini nel ruolo del capitano alza il braccio, pugno inavvertitamente al cielo. Il Pd non smette di applaudire, non prima di quelli al centro destra. Così vanno avanti per quattro minuti. Poi Boldrini riprende: Ro-do-tà non fa più paura. Si esulta anche per dimenticare.

Alcuni hanno gioito votando. Enrico Letta, proprio lui, esce dal seggio a pollice alzato. Altri hanno votato sapendo di essere controllati. Carfagna, Prestigiacomo, Bergamini piegano la scheda prima di entrare, può solo essere bianca. Berlusconiane diligenti. Abbrignani ci mette tantissimo. Berlusconiano tendenza Verdini, può aver votato Mattarella. Brambilla si ferma un po’ nel seggio. Berlusconiana sospetta. Sisto vola attraverso il catafalco: fittiano che non vuol destare sospetti. Schifani si prende tutto il tempo: alfaniano ormai mattarelliano. Saltamartini piega la scheda all’aperto: alfaniana già ex.

Il nuovo presidente arriva a 665 voti, otto sotto il quorum che avrebbe potuto eleggerlo già al primo scrutinio. Sfiora di uno la cifra demoniaca, buon segno o cortesia degli scrutatori. Allo spoglio si cercano una cinquantina di voti di Forza Italia finiti a Mattarella e ci sono 53 schede burocraticamente segnate “Mattarella Sergio”. Nove sono i “S. Mattarella”, potrebbero essere gli ex grillini. 65 i “Mattarella S.” dei giovani turchi del Pd, l’hanno fatto un po’ per dimostrare che non sono andati su Amato (che ha preso gli stessi voti di Antonio Razzi, uno), un po’ perché gli piace contarsi. Il clima di fiducia è tale che Raffaele Fitto mette a disposizione il video di tutti i suoi «amici» mentre entrano ed escono dal seggio.

Ma l’esigenza di festeggiare è più forte. La famiglia del Nuovo centrodestra ha appena finito di accoltellarsi al chiuso quando decide di fermarsi nell’aula per abbracci, pacche sulle spalle, affettuosità a uso dei fotografi. Sacconi, Quagliariello, Alfano, De Girolamo hanno ancora tante cose allegre da dirsi. Forse recitano numeri come gli attori di Hollywood. Boldrini legge le proclamazione ufficiale e sono altri tre minuti di applausi. E dopo i voti di Mattarella bisogna leggere quelli di Imposimato (127) e allora applaudono i 5 stelle. Soddisfatti e generosi, si uniscono anche i democratici. Poi però si passa a Feltri (46 voti) e battono le mani leghisti e Fratelli d’Italia. Il Pd non può esimersi. Ne viene fuori una specie di terzo tempo elettorale molto buffo. Rodotà 17 voti. Applausi. Bonino 3 voti. Applausi più convinti. Napolitano 2 voti. Applausoni. Martino 2 voti. Applausi solo da destra. Prodi 2 voti. Due applausi. Schede bianche 105. Rapido silenzio in onore di Forza Italia. Poi l’assemblea si scioglie euforica. Fedeli, vicepresidente vicaria del senato, uscendo trova il vecchio Napolitano già con il cappello in testa. Gli si getta al collo: «Presidente, uomo della mia vita». Oggi vince chi festeggia. Ma bisogna esagerare.