Tutta la Grecia è travolta da decine di grandi incendi che solo per grazia della dea Fortuna non hanno finora provocato vittime ma solo distruzioni e una gravissima catastrofe ecologica. Ieri erano segnalati decine di focolai un po’ in tutto il paese: in Tracia, in Epiro, nel Peloponneso, nelle isole di Kos, Rodi ed Eubea.

Un grande incendio minaccia l’area archeologica dell’antica Olimpia, sorprendendo i pochi vigili del fuoco che già erano in difficoltà per arginare un altro grande focolaio attorno a Mani.

Mentre scriviamo pompieri e abitanti della zona cercano di arginare le fiamme in modo da salvare l’area archeologica.

Ma gli incendi più devastanti sono due. Il primo è quello che ha già bruciato 30 mila ettari nella zona a est di Atene, distruggendo due sobborghi e minacciando direttamente una capitale con circa cinque milioni di abitanti.

Ancora più grave il fronte nell’Eubea settentrionale, dove l’incendio divampa da tre giorni. Sono stati evacuati 12 centri abitati, mentre una linea di fuoco lunga 20 chilometri sta avanzando distruggendo una delle foreste più belle del paese. Finora è apparso in cielo solo un aereo antincendio e le squadre dei vigili del fuoco mandano messaggi disperati alla protezione civile, ma senza riscontro.

IN TUTTE LE SITUAZIONI di emergenza è emersa l’assoluta impreparazione della protezione civile, che oramai dispone di pochissimi mezzi aerei. Il governo di destra, concentrato sul rafforzamento delle forze di polizia, ha lasciato sguarniti i vigili del fuoco che malgrado gli sforzi generosi non sono in grado di affrontare l’emergenza.

Il premier Kyriakos Mitsotakis ha passato, come suo solito, il fine settimana al mare a Creta e sarebbe tornato al suo posto di lavoro solo martedì. Almeno così diceva un comunicato ufficiale, ma nessuna tra le solerti tv filogovernative ha mostrato il suo ritorno dalla vacanza. Al contrario, Mitsotakis nello stesso pomeriggio ha pubblicato un inopportuno twitter sull’importanza dell’«economia digitale», provocando tra i cittadini reazioni di sconcerto. L’unica autorità che è apparsa in tv per rassicurare i cittadini è stato il problematico ministro di polizia Michalis Chrysochoidis, appositamente ricoperto di ceneri d’occasione. Smentendo la realtà, il ministro ha assicurato che «tutto è sotto controllo», mentre i cittadini ateniesi guardavano il cielo della città ricoprirsi di denso fumo. Ieri mattina l’osservatorio astronomico di Atene ha diffuso un comunicato particolarmente allarmato sul pulviscolo che aveva pericolosamente saturato l’atmosfera ateniese, suggerendo finestre ermeticamente chiuse e maschere filtranti.

Mitsotakis è finalmente apparso solo ieri mattina, in una visita propagandistica nel quartiere devastato di Varibobi, nei dintorni di Atene, dove lo si è ammirato in diretta guardare frastornato il disastro ed eseguire di fronte alle telecamere una maldestra e silenziosa pantomima con gesti teatrali come se desse preziose indicazioni ai pompieri, fortemente provati. Più tardi ha cercato di rassicurare i cittadini dicendo che «le abitazioni bruciate saranno ricostruite e le foreste rinasceranno». A Varibobi sono stati bruciati circa 20 mila ettari di foresta, le abitazioni andate a fumo sono un’ottantina, mentre sono centinaia le famiglie sfollate. Ieri gli abitanti hanno accusato la polizia di scarsa sorveglianza perché molte case rimaste deserte sarebbero state saccheggiate.

Ma anche la rinascita della foresta sarebbe una novità in Grecia, visto che la regola vuole che sugli alberi bruciati ci crescano alberghi e palazzoni. Già prima dell’incendio il governo aveva reso noto un progetto per l’adiacente vasto parco del ex palazzo reale di Tatoi, bosco ora devastato dalle fiamme. Il progetto prevedeva per l’appunto l’edificazione di un grande albergo di lusso con piscine e campi da golf.

QUESTI INCENDI sono un grosso colpo per la destra al governo. Per tutto il periodo in cui stava all’opposizione Mitsotakis non perdeva occasione per attribuire all’allora governo di Syriza la responsabilità di un altro incendio catastrofico, scoppiato nel 2018 nella località Mati, fuori Atene, in cui erano morte un centinaio di persone. In quella occasione le fiamme si diffusero in pochissimo tempo con un vento forza otto dentro una località ad alta densità abitativa, edificata abusivamente, con strade strettissime, dove molti abitanti si trovarono intrappolati. Ora per fortuna non c’è vento, solo una calura insopportabile, dai 42 ai 48 gradi, anche se le tv accusano dell’attuale disastro un “forte vento” inesistente.

LE FIAMME MINACCIANO anche il campo trincerato di Amigdaleza, dove migliaia di rifugiati rischiano di venire bruciati vivi. Ieri la deputata europea dei Verdi Tineke Strik ha chiesto su Twitter al ministro dell’Immigrazione Notis Mitarakis se aveva preso provvedimenti per loro. Mitarakis, personaggio noto per la sua ottusità, le ha risposto con fare provocatorio: «Certo che abbiamo un progetto per loro. A proposito, lei ha qualche interesse per la gente del luogo che soffre a causa dell’incendio? Ha qualcosa da domandarmi su di loro?». Per incassare una risposta che ha messo knock out l’altezzosità del ministro per caso: «Certo che sono preoccupata per tutti coloro che devono affrontare le fiamme. Ma lei ha una specifica responsabilità verso la gente che lei tiene in detenzione e non può uscire da lì per salvarsi».