Per la Grecia è indubbiamente un risultato importante. I ministri finanziari dell’Unione hanno sancito definitivamente l’uscita del paese dalla procedura per deficit eccessivo, a cui il paese era stato sottoposto dal 2009, quando secondo le rilevazioni dell’ente ellenico di statistica (pur se contestate da molti economisti) il rapporto deficit-Pil era arrivato oltre il 15%.

“Dopo molti anni di difficoltà economiche, i conti della Grecia ora sono in uno stato molto migliore. La decisione di oggi è un passo positivo”, ha sottolineato Toomas Toniste, il ministro delle finanze Estone, il cui paese esercita la presidenza di turno dell’Unione. Ha anche ribadito che “ormai il rapporto deficit-Pil della Grecia è certamente sotto il 3%”.

I ministri europei ricordano, anzi, che dal 15,1% del 2009, siamo passati ad un avanzo dello 0.7% nel 2016. I responsabili dei dicasteri dell’economia e delle finanze europei, certo, non mancano di sottolineare che Atene si è dovuta impegnare a mantenere un avanzo primario pari al 3,5% del suo prodotto interno lordo fino al 2022, e “di continuare a seguire un percorso coerente con le richieste dell’Unione europea in tema di bilancio pubblico”. Come a dire che la politica di austerità imposta dall’Europa non molla del tutto la presa, almeno per ora.

Ma si cerca anche di vedere le ricadute positive. Per esempio, che in Europa si ha sempre più coscienza del fatto che si dovrà comunque arrivare a un intervento sostanziale sul debito greco, che le ricette “lacrime e sangue” dei super liberisti, hanno fatto schizzare al 179% del Pil.
Sinora, si diceva che si sarebbero dovute attendere le elezioni tedesche. Ora, ovviamente, si aggiunge che dovremo aspettare la formazione del nuovo governo e la definizione della sua agenda, in cui la Grecia non sarà, ovviamente, l’assoluta priorità.

Ιl partito liberale – uno dei due probabili prossimi alleati della Merkel – ieri ha detto sì alla prosecuzione del programma di sostegno alla Grecia, “a patto che ci sia la partecipazione del Fondo Monetario e che si riconosca che il debito è sostenibile”. Anche se in sordina, quindi, la trattativa sulla “partita greca”, è già ricominciata.

La priorità, per Alexis Tsipras, è poter intervenire in modo più concreto a favore delle classi sociali più deboli. Ed arrivare, senza rinvii, all’uscita dal programma di sostegno, nell’estate prossima. Quello che si dovrà capire, è che forma avrà la “supervisione” del paese, da parte dei creditori, dopo la fine del memorandum di aiuti, prevista, appunto, per l’agosto del 2018.