Il periodo di tempo in cui si svolgono i fatti sono il 25, 26 e 27 gennaio di quest’anno, i tre giorni che culminano con gli straordinari risultati elettorali in Grecia.

Enzo Rizzo ha colto questa occasione per il suo La Grecia è vicina che sarà presentato al Festival del Cinema Europeo di Lecce il 16 aprile. Non a caso ha scelto come guida, a fare da collegamento tra i due paesi, un’amica greca residente in Italia tornata a votare ad Atene. In Italia queste elezioni hanno avuto un significato quasi speculare, un valore di rivincita, l’indicazione di una linea. Questa Grecia così vicina parla a un’Italia che sembra narcotizzata attraverso le parole di gente colta nei luoghi più diversi, nei quartieri più poveri e nei quartieri alti, in una farmacia solidale (ce ne sono 40 in tutta la Grecia, 4 ad Atene) che procurano medicine da distribuire a chi non le può pagare procurate da gente comune che le ha in casa, nei bar e nei ristoranti, nei seggi elettorali.

Chiediamo a Rizzo di darci un’idea complessiva di questa città così provata: «La povertà non era visibile, ci dice, la gente che abbiamo intervistato non si lamentava, era dignitosa. Ci siamo resi conto che il meccanismo di solidarietà messo in moto da Syriza funzionava e, pur consapevoli della situazione critica, la gente esprimeva speranza nel voto». Il film si apre con i materiali di repertorio di un’epoca che sembrerebbe conclusa, ma la cui eredità pesa ancora nella situazione attuale, l’epoca delle lotte e dell’occupazione del Politecnico e della presa del potere dei colonnelli. Come è assai bene raccontato da uno dei testimoni dell’epoca, una presenza che fa pensare ai film di Anghelopoulos, la storia stessa del paese ha portato alla vittoria di Tsipras, rispetto alla situazione italiana: «Noi abbiamo alle spalle una guerra civile, ci sono state lacerazioni che sono riaffiorate. Questo ci ha dato una volontà di lottare che forse in Italia non c’è. Anche in Italia c’è stata una guerra civile, ma è durata solo due anni e poi i comunisti hanno cominciato a collaborare con il governo, mentre qui eravamo divisi, da una parte i «buoni» che hanno preso posizioni estremiste e dall’altra i «cattivi» appoggiati da forze esterne, prima gli inglesi, poi gli americani».

Il risultato delle elezioni è stata una risposta, dice chiaramente il film, a tutti quelli che descrivevano un futuro pieno di pericoli, un’indicazione rivolta anche ad altri paesi (Spagna, Portogallo, Irlanda, Italia) che aspettano che qualcuno faccia il primo passo. «La cosa straordinaria di queste interviste è stato il livello di risposte elaborate politicamente che non ci aspettavamo, dice Rizzo, da parte di appartenenti a qualunque classe sociale, dal semplice passante, al cameriere, alla gente incontrata per caso nei ristoranti. Fanno eccezione alcune studentesse che hanno dichiarato di essere senza speranza nel futuro, che probabilmente non andranno a votare o preferiscono non rispondere. Proprio al Politecnico, dove ci è stato impedito di entrare con la telecamera e forse per effetto dei duri scontri di novembre i pochi che hanno risposto hanno preferito non parlare».

Certo una reazione ben diversa rispetto ai balbettamenti irosi che siamo abituati a sentire nelle nostre trasmissioni televisive pilotate. nel film ci sono riprese sul palazzo della televisione greca, l’Ert (ora ha cambiato nome, si chiama Nerit) che da un giorno all’altro (l’11 giugno 2013) spense la trasmissione e proprio di fronte si trova la sede dove gli ex dipendenti hanno aperto la loro redazione alternativa e trasmettono in rete, voce libera al servizio della comunità. « Spingere i tasti del telecomando e vedere tutto nero fa impressione», dice una ragazza. Lucidamente emerge il primo elemento della democrazia, la partecipazione: «Non sappiamo se Tsipras farà quello che ha promesso», dice una ragazza seduta al tavolo di un ristorante, dove la convivialità non è stata cancellata, proprio come nell’Argentina del default, tutti fuori dall’isolamento delle case e tutti insieme «ma è necessario che la gente partecipi. Syriza non è comparsa come un fulmine a ciel sereno, è stata plasmata dai movimenti».

Questo, secondo Enzo Rizzo è uno dei punti chiave del suo lavoro che intende come materiale da far circolare il più possibile tra circoli di Sel, sedi dell’Arci e tutti i possibili luoghi di aggregazione perché valga come materiale di discussione: «Buona parte dei discorsi sono anche rivolti all’Italia, un po’ per le origini della ragazza italogreca e della sua famiglia che fa da filo conduttore e soprattutto per le indicazioni che possiamo trarre. Non tanto per la formula del partito Syriza che ha messo 25 anni per costituirsi, ma per l’indicazione dei principi di solidarietà e partecipazione senza avere come punto di riferimento un’élite politica. Non sono i leader che cambiano le cose, ma la gente.

E in Italia al contrario si ostenta distacco dai movimenti, siano quelli dei No Tav, o del No Muos (NoMuosfilm è un suo documentario sul movimento contro la base della marina americana a Niscemi in Sicilia, si può vedere su youtube ndr) o di tutti gli altri, dove la gente è presente perché non può non farlo, perché la politica non si fa solo in Parlamento e, come si dice nel film, bisogna ristabilire il diritto della gente e il compito di un governo è occuparsi dei problemi della gente, non dei problemi delle banche». Prodotto dall’Aamod, con le musiche originali di Matilde Politi e Tumastui project.