Accompagnato da una campagna negativa alla fine arriva anche sui nostri schermi The Great Wall, praticamente la grande muraglia. Kolossal di produzione cinese, meglio, l’hollywoodiana Legendary Pictures, rilevata da Wanda. Si parla di 150 milioni di dollari di budget ma, al momento, ne ha già incassati 267 milioni. Il naso arricciato di molti consiste nel fatto che in una storia che dovrebbe essere tutta cinese il protagonista ci sia Matt Damon e gli orientali a fare da contorno. Insomma di nuovo il bianco dominatore che sbianca tutti gli altri e magari si porta a casa la pupa come trofeo.

Chi pensa così ha sottovalutato Zhang Yimou perché Damon è un mercenario che si trasforma in eroe e basta, mentre gli altri due occidentali che vorrebbero mettere le mani sulla «polvere nera» (Pedro Pascal e Willem Defoe) si comportano da avidi cialtroni. Il film è altro una grande avventura, esteticamente fantastica per costumi e scenografie, con un esercito di mostri, i taotie, incarnazione dell’avidità, che la computer graphic esalta come fossero usciti da qualche parco giurassico.

E tutti gli altri protagonisti sono cinesi. Certo si può sorridere al fatto che l’invasione dei mostri avvenga ogni 60 anni, che siano pressoché invincibili salvo usare magnete come kryptonite, ma bisogna riconoscere che, nel suo genere, il fantasy avventuroso, il film è godibile e offre anche una versione cinese militare dei Tamburi del Bronx.