Amo la bicicletta: ho imparato ad andare in bicicletta quando ero ancora un ragazzino, negli anni trenta del Novecento, e la bicicletta è stato il mio mezzo di trasporto abituale, fino all’età di ottanta anni.
Originariamente usata per divertimento dai “signori”, poi dai soldati nella prima guerra mondiale, nelle zone pianeggianti la bicicletta è stata il mezzo di trasporto dell’Italia operaia e contadina durante la seconda guerra mondiale, nella lotta di Liberazione, e poi fino agli anni cinquanta e sessanta del Novecento.
Un oggetto prezioso e per questo oggetto di furti, come racconta il celebre film di De Sica (1948), da proteggere con lucchetti e catene. A me hanno rubato ben due biciclette.

La bicicletta è un mezzo di trasporto ideale, si infila nel traffico automobilistico, non inquina, fa bene alla salute ed è anche una fonte di energia. Fin dall’inizio la bicicletta che viaggiava di notte doveva essere dotata di un dispositivo di illuminazione; i primi fanali da bicicletta erano lampade a carburo ma già nei primi decenni del Novecento è stata inventata la speciale dinamo che produce elettricità mediante una rotella che struscia contro il copertone. Con una potenza di tre watt la dinamo fornisce elettricità a 6 volt sufficiente per azionare le luci anteriori e posteriori della bicicletta.

La bicicletta è una delle più grandi invenzioni tecniche. La forma del telaio e del manubrio, la disposizione delle ruote, gli ingranaggi e la catena, sono il risultato di continui perfezionamenti. L’introduzione delle ruote di gomme, e poi della combinazione copertone-camera d’aria ha rappresentato un grande passo avanti che ha stimolato innovazioni anche in altri settori, come quelli della motocicletta e della automobile.
Accessori apparentemente banali, come la valvola delle camere d’aria, la pompa per gonfiarle, i sistemi per riparare le forature delle camere d’aria — una delle fonti di rabbia e talvolta di scoramento dei ciclisti che si accorgono di “avere bucato” – hanno richiesto continue invenzioni e perfezionamenti.

Il carter che copriva le ruote e la catena evitava che il fango e il grasso della catena sporcassero le sottane e i pantaloni.

All’età dell’oro della bicicletta è seguito un lungo periodo di produzione stazionaria in seguito alla diffusione delle automobili a basso prezzo.

È sopravvissuta la bicicletta da corsa e sono continuate le gare di velocità, fra cui i giri d’Italia e di Francia che hanno sempre destato entusiasmo anche per chi andava in automobile.

La ripresa si è avuta con la scoperta che la bicicletta poteva essere usata come mezzo di trasporto e di turismo ecologico. Ne è seguita una serie di altre innovazioni che hanno ridato vita all’industria e alle attività di manutenzione; differenti forme del telaio e ingranaggi e un cambio multipli consentono di superare anche forti dislivelli.

La bicicletta occupa un posto importante nella storia come si può vedere visitando il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano e i tanti altri musei della bicicletta sparsi in molte città italiane.