Nei primi sei mesi dell’anno, 137mila rifugiati e migranti hanno attraversato il Mediterraneo verso l’Europa. Il consuntivo arriva da un rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), appena pubblicato. Si tratta di una cifra record, visto che i dati evidenziano un aumento dell’83% del numero di sbarchi da gennaio a giugno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (137mila rispetto ai 75mila del primo semestre 2014). Al tempo stesso, il numero è piccolo rispetto a quanto accade nell’intero pianeta. Al riguardo, un altro rapporto dell’Alto commissariato – l’Unhcr Global Trends – uscito due settimane fa, specifica che nel 2014 a livello mondiale si sono contati 19,5 milioni di rifugiati, più della metà bambini, rispetto ai 16,7 milioni del 2013. Fra questi quasi 14 milioni sono da considerare migranti forzati: quattro volte il numero del 2010.
La stragrande maggioranza delle 137mila persone che hanno attraversato il Mediterraneo verso l’Europa durante i primi sei mesi del 2015 sono fuggiti da guerre, conflitti o persecuzioni. L’Unhcr precisa che un terzo degli uomini, donne e bambini che sono arrivati via mare in Italia o in Grecia provenivano dalla Siria, il secondo paese di provenienza è l’Afganistan, e sul podio finisce anche l’Eritrea. In tutti e tre i casi si tratta di donne, uomini e bambini da considerare rifugiati. La crisi del Mediterraneo è quindi soprattutto una crisi di rifugiati da proteggere, sottolinea l’Alto commissariato Onu.
Il rapporto segnala inoltre che la rotta del Mediterraneo centrale – dal nord Africa verso l’Italia – è stata superata dalla via del Mediterraneo orientale, che dalla Turchia porta verso la Grecia. Peraltro il passaggio dal canale di Sicilia resta di gran lunga il più pericoloso: tra gennaio e marzo di quest’anno, 479 rifugiati e migranti sono annegati o scomparsi in mare, rispetto ai 15 nei primi tre mesi del 2014. Nel mese di aprile la situazione è peggiorata ulteriormente, visto che in una serie di naufragi ravvicinati una cifra mai raggiunta di 1.308 rifugiati e migranti sono annegati o scomparsi in mare (rispetto ai 42 di aprile 2014). A maggio, il numero dei rifugiati e dei migranti annegati o dispersi in mare è sceso a 68, un quarto della cifra del maggio 2014 (226). La tendenza è continuata a giugno, con 12 morti rispetto ai 305 del giugno 2014.
Il calo delle vittime negli ultimi sessanta giorni, osserva l’Alto commissario Onu per i rifugiati, Antonio Guterres, è legato al maggior impegno dei singoli stati e delle istituzioni sovranazionali nel salvataggio: “E’ il segno che con la giusta politica, sostenuta da una risposta operativa efficace, è possibile salvare più vite in mare”. Guterres non risparmia comunque una stoccata: “Mentre l’Europa discute sulle soluzioni migliori per affrontare la crisi nel Mediterraneo, dobbiamo essere chiari: la maggior parte delle persone che arrivano sono rifugiati, in cerca di protezione da guerre e persecuzioni. L’Europa ha una chiara responsabilità, che è quella di aiutare coloro che cercano protezione. Negare questa responsabilità equivale a minacciare le fondamenta stesse del sistema umanitario che l’Europa ha lavorato così duramente per costruire. I paesi europei devono fare la loro parte per rispondere alla crisi dei rifugiati, in patria e all’estero”.
Gli attraversamenti del Mediterraneo – sottolinea ancora il rapporto – aumentano in modo significativo nella seconda metà dell’anno, in particolare durante i mesi estivi. Ad esempio gli arrivi nella seconda metà del 2014 sono stati quasi il doppio di quelli del primo semestre. L’Unhcr Global Trends segnala invece che a livello globale la Siria è il paese da cui ha origine il maggior numero di rifugiati, 3.880.000 alla fine del 2014. L’Afghanistan (2.590.000) e la Somalia (1,1 milioni) si classificano al secondo e al terzo posto. L’effetto diretto, sottolinea l’Alto commissariato Onu, che le migrazioni forzate sono provocate da guerre, conflitti e persecuzioni.
Di questo fenomeno epocale si è discusso ieri anche a Firenze, durante la conferenza annuale del Migration policy centre dell’Istituto universitario europeo (info www. migrationpolicycentre.eu). Anche Alessandra Venturini, vicedirettrice del Migration policy centre, non fa sconti al vecchio continente: “Il mancato accordo sulle quote al vertice di Bruxelles ha appena dimostrato che sull’immigrazione l’Europa stenta a darsi una strategia. C’è una totale mancanza di visione politica. Si discute, senza risultato, di come distribuirsi 40mila rifugiati, mentre in paesi come Siria, Giordania e Turchia aspettano una sistemazione in 4 milioni. E comunque, di fronte al problema nel suo insieme, quello della solidarietà intra europea sui numeri dell’accoglienza è un aspetto minimo”.