Non ci sono solo le condizioni strettamente economiche a creare un ambiente sfavorevole agli investimenti. Ad aggravare la crisi ci si mette anche un sistema giudiziario lento, senza certezze, inefficiente. E’ quanto risulta dal monitoraggio sui sistemi giudiziari dei 27 paesi della Ue, pubblicato ieri dalla Commissione europea. L’Italia è in una situazione molto difficile, peggio di lei fanno solo Cipro e Malta.

I tempi della giustizia italiana sono tra i più lunghi d’Europa: 800 giorni in media per le cause civili e commerciali. E l’Italia batte anche il record del numero di cause civili e amministrative ogni 100 abitanti: sono 7, mentre in Portogallo, per esempio, sono la metà. «Un paese attrae business se la giustizia è indipendente ed efficace», ha commentato la commissaria alla Giustizia, Viviane Reding, vice-presidente della Commissione. Le interferenze della politica sulla giustizia tengono lontani gli investitori, spaventati dalla mancanza di certezza del diritto, dice in sostanza la Commissione che raccomanda: «Lasciate lavorare i giudici in modo indipendente».

In Italia, le prime reazioni al monitoraggio Ue si sono concentrate sui legami politica-giustizia. Per l’Associazione nazionale magistrati «la giustizia deve essere tenuta fuori dallo scontro politico e in Italia questo non è avvenuto». Approva l’analisi anche il vice-presidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti.
Anche il commissario agli affari monetari, Olli Rehn , ha sottolineato il legame tra una giustizia efficiente e indipendente e un clima favorevole agli affari: «Una giustizia efficiente, indipendente e di alta qualità è essenziale per un ambiente che favorisce il business».

Nella Ue, in un terzo degli stati membri le procedure sono lunghe almeno il doppio della maggioranza degli altri paesi. Bruxelles suggerisce di alleggerire le procedure, con il ricorso più frequente alla mediazione, che evita le aule dei tribunali. Per la Commissione gli stati membri devono tener conto dell’importanza della «percezione» esterna dell’indipendenza dei sistemi giudiziari: su questo fronte, è evidente il gap italiano, con i continui scontri e ricatti che hanno caratterizzato gli anni del berlusconismo.

Il monitoraggio sulla giustizia realizzato dalla Ue avrà delle conseguenze pratiche. A maggio da Bruxelles arriveranno delle raccomandazioni paese per paese sulla base dei risultati della ricerca. Queste raccomandazioni saranno poi sottoposte al Consiglio europeo del prossimo giugno e, una volta approvate, dovranno venire integrate nelle rispettive legislazioni nazionali.

Già nel 2012 l’Italia era stata segnalata come un paese in ritardo. L’anno scorso, sei stati – oltre all’Italia, Bulgaria, Lettonia, Polonia, Slovenia e Slovacchia – erano stati invitati a ridurre i tempi della giustizia ed erano stati segnalati problemi di organizzazione dei rispettivi sistemi giudiziari. La riforma della giustizia, del resto, è uno dei capitoli dei programmi di aggiustamento imposti a Irlanda, Portogallo e Grecia.