Berlusconi non ci sarà quando venerdì prossimo la giunta delle elezioni del senato deciderà in udienza pubblica sulla sua decadenza in ossequio alla legge Severino. La giunta va avanti anche a crisi di governo aperta, in teoria persino a camere sciolte. Ieri, nel rispetto dei termini previsti dal regolamento, il Cavaliere ha fatto arrivare la sua memoria difensiva al senato. Una mossa che il presidente della giunta Dario Stefano a tutta prima ha giudicato con favore: «Mi auguro che possa svelenire il clima». Ma poi tutto è precipitato.
Nella sua memoria di 26 pagine Berlusconi scrive che «nessuna utilità potrebbe esservi nel partecipare a un giudizio del quale sia già preventivamente conosciuta la sua conclusione». Per questo diserterà quella che considera «una mera sceneggiata in un copione già ampiamente scritto». Toni che già dal mattino anticipavano la scelta estrema della sera. Qualche riga più in basso il Cavaliere compila una lista nera dei componenti della giunta. Chiedendone la ricusazione. I «cattivi» sono cinque su otto senatori del Pd, Pezzopane, Casson, Pagliari, Cucca e Mosca, i quattro grillini, Giarrusso, Buccarella, Fucksia e Crimi e lo stesso presidente Stefano. Colpevoli secondo Berlusconi di aver anticipato il giudizio, essendosi esposti in favore della decadenza. Dovrebbero, sostiene, «dimettersi per consentire la formazione di un collegio giudicante quantomeno apparentemente imparziale». Dall’elenco del Cavaliere si salvano i componenti della giunta degli altri gruppi e anche tre senatrici del Pd, De Monte, Filippin e Lo Moro.
Ci ha creduto il Cavaliere di poter strappare un compromesso agli avversari. La soluzione del ricorso alla Corte Costituzionale sulla legge Severino – in virtù della quale lui condannato definitivamente a quattro anni per frode fiscale è ineleggibile e dev’essere dichiarato decaduto dal parlamento – gli pareva a portata di mano in giunta. Invece niente. Tra venerdì e sabato si troverà con una decisione a lui sfavorevole. Non ancora definitiva, certo, perché sulla proposta di decadenza della giunta dovrà esprimersi l’aula del senato (a scrutinio segreto), ma nessun salvacondotto è all’orizzonte.
Berlusconi propone allora i suoi argomenti difensivi, il primo dei quali ruota ancora attorno alla supposta non imparzialità dei componenti della giunta, che non per nulla sono donne e uomini politici. Sostiene il Cavaliere e per lui l’avvocato Ghedini che che «la Giunta ha natura giurisdizionale e quindi va applicato l’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo e la terzietà del giudice». Che significa che i giudici, cioè i senatori, che «abbiano già espresso il proprio convincimento» andrebbero ricusati. E se la ricusazione della giunta non è prevista dalla legge né dal regolamento, è colpa della legge e del regolamento. Bisognerebbe, è la proposta seria, fermare tutto fino a che non saranno cambiati.