Nel 2016 il consiglio regionale piemontese approvò, all’unanimità, una legge innovativa per il «contrasto al gioco d’azzardo patologico» vietando l’apertura di sale slot e di macchinette per il gioco troppo vicino a scuole, banche e altri luoghi ritenuti “sensibili”. In questi primi anni di applicazione, questa legge considerata la più efficace in Italia, ha determinato, secondo un’indagine Eurispes, un taglio dell’80% delle slot machines e delle videolottery. Una ricerca di Ires (cioè l’ente di ricerca regionale) ha invece evidenziato come le regole più restrittive abbiano condotto a un taglio del gioco (-9,7%, pari a 497 milioni di euro) e a un incremento di quello online inferiore sempre rispetto al resto del Paese (+75% contro un +87%).

La nuova giunta di centro destra guidata dal forzista Alberto Cirio aveva già dichiarato, nella campagna elettorale vincente dello scorso anno, di voler rimettere mano alla legge.

Negli scorsi mesi il gruppo regionale della Lega ha presentato una proposta di modifica che, tra le altre cose, prevede di cancellare la retroattività della disposizione, ovvero permettere di riaprire a tutte quelle sale da gioco che prima della legge erano collocate nelle vicinanze dei cosiddetti “luoghi sensibili”. Un ampio fronte, in tutto il Piemonte, si sta mobilitando per chiedere di non toccare questa misura di contrasto all’azzardopatia a partire dai sindaci che aderiscono alla rete “Avviso pubblico” fino ai ragazzi e alle ragazze di Libera. Proprio il gruppo fondato da Don Luigi Ciotti aveva già messo in campo una prima iniziativa, il 13 febbraio scorso, con l’affissione in 80 istituti scolastici di striscioni e cartelli con scritto: «La scuola è un luogo sensibile, Piemonte a che gioco stai giocando?».

Ieri davanti a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale, sempre Libera ha organizzato un flash mob al grido «Non diteci Bugie!» distribuendo a tutti gli eletti un pacco di bugie, dolce tipico del carnevale. Anche l’opposizione, e in particolare il capogruppo di Liberi Uguali e Verdi Marco Grimaldi e Diego Sarno del Pd, hanno voluto portare dentro il palazzo le “bugie” collocandole sui propri scranni. I dolci sono stati fatti rimuovere dal presidente dell’Assemblea, il leghista Stefano Allasia, perché «non decorosi» in un’aula istituzionale. Caustico il commento di Grimaldi: «Il presidente Allasia ha mandato gli ufficiali d’aula a requisire le bugie che avevo sul banco per decoro. Siete solo chiacchiere e diversivi».