Erano in molti a chiedersi quale formazione Conor O’Shea avrebbe scelto di mandare in campo domani a Firenze contro l’Argentina. Alla fine il tecnico azzurro ha deciso di confermare in blocco la squadra che sabato scorso ha sconfitto di misura Figi. Una dimostrazione di fiducia. La vittoria di Catania è stata sì incoraggiante ma non del tutto rassicurante, un classico bicchiere che è mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei punti di vista. Le molte incertezze nel gioco d’attacco, qualche amnesia di troppo (la meta di Nakarawa sfuggito ai placcaggi di due veterani come Minto e Parisse) e soprattutto una evidente lentezza tanto nei tempi di gioco quanto nell’esecuzione dovrebbero suscitare qualche preoccupazione. Basterebbe dare una scorsa alle immagini che sono giunte dai campi di Dublino, Parigi, Edimburgo e Cardiff per rendersi conto di come lì si sia giocato su altri ritmi e intensità, e comprendere quanto sia ampio il divario che divide oggi il rugby azzurro da quello delle grandi squadre di entrambi gli emisferi. Se è vero che quella italiana è una squadra giovane e per tanti versi acerba, è anche vero che quel divario va, se non interamente colmato, almeno ridotto, e che questo deve avvenire in tempi possibilmente brevi.

A febbraio riparte il Sei Nazioni. L’Italia farà il suo debutto a Roma con l’Inghilterra e chiuderà sempre all’Olimpico con la Scozia. In mezzo ci saranno le trasferte contro Irlanda, Francia e Galles. Per ciò che si è visto nel primo weekend dei test autunnali nessuna delle nostre avversarie nel torneo è al momento avvicinabile. Pur giocando male, gli inglesi si sono facilmente sbarazzati dell’Argentina (21-8); i francesi sono stati spianati dagli inarrivabili All Blacks (18-38) ma hanno risorse e forze giovani in gran quantità; la Scozia ha battuto con agio Samoa; il Galles, con molti infortuni e in piena transizione, è stato sconfitto (21-29) da un’ottima Australia; l’Irlanda ha semplicemente umiliato gli Springboks con il più ampio punteggio (38-3) nella storia delle due squadre. In tutte queste partite abbiamo assistito a momenti di grande gioco: rapidità, accuratezza nei passaggi, presenza nei punti di incontro, alte qualità individuali, competenza. Sul campo di Catania si è invece interpretato un altro spartito, decisamente meno seducente.

La sfida di domani con l’Argentina giunge a proposito. I Pumas sono reduci dalle sei sconfitte nel Championship dell’emisfero Sud e sabato scorso sono stati battuti dagli inglesi. Hanno un gran voglia di riscattarsi e, considerato che il loro trittico d’autunno si concluderà sabato 25 a Dublino contro la corazzata irlandese,  il match di Firenze è probabilmente l’unica occasione per interrompere la serie negativa. Daniel Hourcade, che dal 2013 guida la nazionale, è sotto pressione: dopo il quarto posto ai mondiali del 2015 la sua squadra è uscita sconfitta in 17 dei 23 match disputati, precipitando al decimo posto della classifica di World Rugby. Promossa nel 2012 tra le grandi ed entrata nel circuito dell’allora Tri Nations, l’Argentina ha dovuta sottoporsi a un duro apprendistato.

Si è presa qualche bella soddisfazione (terza nel 2015) ma fatica a reggere il confronto con le grandi. Segna poco – solo 11 mete nei 6 test del Championship, torneo nel quale la media di punti a partita è elevati sisma; comincia bene le partite ma spesso frana nel secondo tempo diventando fallosa; è diventata imprecisa nei calci piazzati che erano invece un suo punto di forza. Nicolàs Sanchez, che ai mondiali d’Inghilterra fu il giocatore più prolifico del torneo, è entrato in un cono d’ombra, costringendo Hourcade a rilanciare Juan Martin Hernandez, 35 anni, nel ruolo di apertura: anche a Twickenham, dove è entrato dalla panchina, Sanchez ha sbagliato due piazzati.

Per gli azzurri la formazione argentina resta tuttavia un’avversaria temibile. Le ultime sette sfide casalinghe hanno sempre visto vincitori i Pumas: sono più esperti, più smaliziati e capaci di emergere nelle fasi decisive della partita.  Il successo azzurro più recente è un 13-12 a Cordoba, durante un tour estivo, mentre l’ultima vittoria nei test d’autunno risale al lontano 1998, 23-19 a Piacenza. I precedenti sono in tutto 21: 15 sconfitte, 5 vittorie e un pareggio. I pronostici sono dunque a favore dei nostri avversari, che hanno il loro punto di forza nel pacchetto di mischia, ma le chances per strappare un successo ci sono, a condizione di mantenere una disciplina impeccabile per tutti gli ottanta minuti e concretizzare le occasioni per segnare punti.

Italia:  Hayward; Sarto, Boni, Castello, Bellini; Canna, Violi; Parisse, Steyn, Minto; Budd, Fuser; Ferrari, Bigi, Lovotti. In panchina: Ghiraldini, Zani, Chistolini, Ruzza, Licata, Tebaldi, McKinley, Minozzi.

Argentina: Tuculet; Cancelliere, Orlando, Gonzalez Iglesias, Boffelli; Sanchez, Landajo; Leguizamon, Kremer, Matera; Lavanini, Alemanno; Tetaz Chaparro, Creevy, Garcia Botta.

Diretta tv: 15.00, DMax (canale 52 DTT)

Gli altri match in programma sabato 18: Galles-Georgia, Inghilterra-Australia, Scozia-Nuova Zelanda, Irlanda-Figi, Francia-Sudafrica.