Nella sempre più affollata lista delle giornate mondiali di qualche cosa ne è spuntata una da inserire nella categoria «Ma guarda te cosa vanno a pensare». Trattasi de La giornata Mondiale dell’Orgasmo tenutasi il 31 luglio. Chi non se n’è accorto e non l’ha festeggiata ne ha a disposizione una seconda, il 21 dicembre. Mi auguro che non si aspetti tutto quel tempo perché, come per altre ricorrenze tipo giorno della mamma, del papà, dell’orgoglio gay o del silenzio, non c’è bisogno di attendere una data speciale per accorgersi di ciò che dovrebbe richiedere attenzione continua. Resta la domanda: perché a qualcuno è venuto in mente di dedicare all’orgasmo una giornata mondiale? Facciamo alcune supposizioni.

Ipotesi 1: è un fenomeno in via di estinzione. Si spera di no, anche se qualche dubbio viene perché un conto è fare sesso e parlarne, un altro è provare piacere. Le due cose non sempre procedono parallele, soprattutto per le donne che funzionano in modo un po’ più sofisticato e complesso dei maschi. Il consistente bagaglio di terminazioni nervose di cui sono dotate le loro parti intime (oltre ottomila terminazioni nervose) non dà la garanzia di arrivare all’acmè del piacere perché le variabili sono infinite: confidenza con sé, con l’altro, inibizioni di vario tipo e, soprattutto, la qualità dell’incontro e dell’attenzione reciproca. Per dirla in termini brutali, non basta una penetrazione per ottenere il risultato.

Ipotesi 2: l’orgasmo questo sconosciuto. Non è un’ipotesi da scartare perché le donne che fingono di provarlo o non l’hanno mai incontrato temo siano più numerose di quanto si creda. Una nota sessuologa mi ha raccontato che certe sue pazienti hanno provato il primo vero orgasmo della loro vita solo dopo aver adottato una terapia ormonale sostituiva che mitigasse i disagi della menopausa. Soffrivano di disfunzione ormonale anche prima, ma non lo sapevano. Poi, le coppie sono andate a ringraziarla per la bella scoperta.

Ipotesi 3: va sdoganato. In effetti un po’ di paura la suscita. In una redazione ho sentito dire, a proposito di un articolo in cui l’orgasmo veniva chiamato con il suo vero nome: «Dobbiamo trovare un sinonimo che urti meno le sensibilità dei lettori». Non ci volevo credere eppure è successo, lo giuro, nel 2017.

Ipotesi 4: c’è chi ha bisogno di rivendicarlo. In genere, chi lo conosce e ne è soddisfatto non sente la necessità di urlarlo ai quattro venti. Quando l’intimità funziona ed è soddisfacente basta a se stessa. Quelli che la sbandierano fanno nascere dubbi e una domanda: lo dice per rassicurare se stesso o perché è davvero così?

Ipotesi 5: serve a vendere qualcosa. Ecco la vera ragione: il mercato. Un’azienda che vende cosmetici per la coppia dice che, analizzando i dati di Google e delle discussioni sui social sui prodotti hot, nel recente mese di Luglio i sex toys hanno ottenuto un aumento delle ricerche online del 300%, picco mai registrato in precedenza. In buona posizione sono anche gli astringenti vaginali e i gel stimolanti, per lui o lei, che hanno suscitato il maggior interesse soprattutto in Friuli, Liguria, Marche, Veneto ed Emilia Romagna. Si chiamano

«Like e Virgin», «Oh, my God», «Wow» e sono, in ordine: gel astringente vaginale a base di allume di potassio; crema stimolante energizzante maschile con un mix di caffeina, capsicina, allantoina e gincko biloba; gel lubrificante intimo per lei con acido ialuronico e pantenolo al gusto, udite udite, di marshmallow. Qui ho avuto un moto di ribellione. A letto fate quello che volete, ma come si fa abbinare a una fellatio il gusto di una BigBabol? Mica siamo gomme da masticare.

mariangela.mianiti@gmail.com