«Donald Trump è un white supremacist. Ovvero, un uomo che crede nella superiorità della razza bianca. Un razzista, senza altri giri di parole». La frase è arrivata qualche giorno fa da una giornalista afroamericana di Espn, Jemele Hill, co-conduttrice di SportsCenter, il canale sportivo 24 ore su 24 preferito dell’ex inquilino della Casa Bianca, Barack Obama.
La giornalista di Espn, in uno scambio di tweet con alcuni utenti attraverso il suo profilo ufficiale, ha anche aggiunto che Trump si sarebbe circondato alla White House di personaggi come lui convinti della superiorità della razza bianca, oltre a rappresentare una minaccia ed essere «il presidente più ignorante e offensivo della mia vita».

Immediata la reazione dalla Casa Bianca, che attraverso la portavoce di The Donald, Sarah Huckabee Sanders, ha chiesto il licenziamento della giornalista , sottolineando che si tratta «di uno dei commenti più scandalosi che potessero essere fatti» e che il presidente sarebbe in contatto con Tim Scott – repubblicano della Carolina del Sud – e con altri tra i leader più ascoltati dalla comunità afro, «lavorando assieme per portare avanti il Paese».

Dopo la dura presa di posizione governativa, Espn si è scusata, aggiungendo che le parole della giornalista non rispecchiano la posizione del network. Sempre Espn ha anche accettato le scuse di Hill, che si è detta rammaricata di aver espresso il suo pensiero (su cui mai è tornata indietro), coinvolgendo direttamente l’emittente sportiva. La questione non si è ancora chiusa anche perché per alcuni media statunitensi (The Daily Beast, Variety, mentre su Sports Illustrated ci sono state voci a sostegno di Jemele Hill) si tratta di una guerra di posizione di Espn, che perde ascolti da un paio di anni e si muove verso posizioni sempre più liberali per riconquistare una fetta di americani.

In un recente post su Fox Sports, Espn era stata attaccata perché avrebbe celebrato la scelta di Caitlyn Jenner (ex atleta americana) nella transizione da uomo a donna, il coraggio di Michael Sam, giocatore di football che aveva fatto coming out ed esaltato la figura di Colin Kaepernick, campione Nfl che l’anno scorso è rimasto seduto durante l’esecuzione dell’inno nazionale per protesta contro le violenze ai danni dei neri.
E lo stesso Kaepernick, che non trova spazio in nessuna franchigia della Nfl dopo la sua manifesta posizione antigovernativa, ha appoggiato la causa della giornalista di Espn presa di mira da tweet razzisti e sessisti.

Questo è l’ennesimo contenzioso che si apre tra l’attuale amministrazione e lo sport americano, che pare proprio non aver digerito la presenza di Trump alla Casa Bianca e soprattutto le sue politiche e le posizioni su afroamericani, messicani, immigrati. Dalla Nba non hanno avuto parole di stima per il presidente la star Lebron James, così come è previsto che buona parte dei Golden State Warriors, campioni in carica, non si presenterà a Washington davanti a Trump per il consueto omaggio della maglia al presidente.