Un catino di neve in mezzo alle Ande argentine. Una capanna di legno circondata da guglie che addentano un cielo trasparente. Dentro, un uomo e una tazza di mate. Fuori, un paio di sci e un cane nero. Poi una passeggiata nella neve in cui è difficile capire chi sia più felice tra i due protagonisti, Santiago Guzman e Conga, di Sun dog, uno dei documentari presentati nell’edizione italiana del Banff Mountain Film Festival (Bmff), che dopo il suo tour in giro per l’Italia si concluderà l’8 agosto a Champoluc, in Valle d’Aosta.

Una selezione del Bmff, il festival canadese giunto alla 39 edizione dedicato ai documentari sulla montagna e gli sport outdoor in generale, dal 1986 gira il mondo, dal 2013 anche in Italia.

Daniele Nardi sul Nanga Parbat
Daniele Nardi sul Nanga Parbat

Nella tappa di Roma, ospite d’onore è stato l’alpinista Daniele Nardi, tornato da poche ore dal terzo tentativo di scalata invernale del Nanga Parbat (8125 metri). Un’impresa che lo scalatore pontino ma romano d’adozione e i suoi compagni hanno dovuto abbandonare a meno di 300 metri dalla vetta per l’eccessiva pericolosità delle condizioni. Mainardi, uno dei più forti alpinisti europei, si è offerto con semplicità e umiltà alle domande del pubblico e ha annunciato che il suo incredibile sogno triennale di scalata al Nanga Parbat diventerà un film, magari alla prossima edizione del Bmff.

Tra i 12 film presentati quest’anno le luci fluorescenti e l’atmosfera alla Satie dei 12 minuti ipnotici di Afterglow.

https://youtu.be/QJ0bAAA-QQU?t=40s

La felicità assoluta dello scialpinismo nello svedese Happy Winter.

Due “chicche” hanno però davvero impreziosito il Bmff 2013.

Il doc Sufferfest 2 con Cedar Wright e una star mondiale del free solo come Alex Honnold: 15 giorni e 1200 km in bicicletta non stop per arrampicarsi sulle vette delle più belle torri di arenaria del deserto del Sudovest americano (ben 45, con gradi mostruosi). Un film in cui il contrappunto di carattere tra i due (esausti) protagonisti funziona tanto quanto le loro imprese sportive al limite dell’umano.

La gemma del festival di quest’anno è stato sicuramente Valley uprising – the Stonemasters

Il lungometraggio racconta la storia dell’arrampicata nella valle di Yosemite dagli anni ’50 a oggi, un luogo mitico per gli scalatori di tutto il mondo, dove generazioni di drop out magri e squattrinati hanno inventato le principali tecniche dell’arrampicata contemporanea, dai “big wall” al temerario free solo. L’ultimo episodio di questa lunga storia è stato il completamento del Dawn Wall da parte Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson lo scorso gennaio. L’estratto presentato in Italia riguarda gli anni ’70 (in qualche modo l’abbiamo raccontato qui) ed è impossibile non rimanere sospesi tra ilarità e ammirazione di fronte alle peripezie di scalatori fortissimi (gli Stonemasters appunto) tra pareti di granito, Lsd e marijuana letteralmente a sacchi.

Oltre ad arrampicata e sci alpinismo non mancano altri sport estremi, come il parapendio nell’americano Unrideables.

Il bike trial sul’isola di Skye di Danny MacAskill in The Ridge.

L’ice climbing estremo in Desert Ice.

La preziosa presenza femminile di Faith Dickey nello slackline di Wild women.

E, per chiudere davvero in bellezza, tutta la gelida follia di fare surf nel mare Artico di Arctic Swell. Una visione molto diversa dalle dorate onde californiane associate di solito a questo sport bellissimo. Un documentario in cui non è chiaro se il protagonista sia la presenza stoica del fotografo-spettatore che osserva nella neve o le temerarie acrobazie tra onde nere e ghiacciate dei surfisti in muta.

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