Ha giurato al Bundestag davanti alla Costituzione scandendo la formula di insediamento a eccezione del passaggio «Che Dio mi aiuti». Così l’ateo Olaf Scholz ieri è diventato il nono cancelliere della Repubblica federale e il quarto capo di governo socialdemocratico, dopo il voto a favore di 395 deputati su 707 presenti.

Poco prima la presidente del Parlamento, Bärbel Bas (Spd), aveva letto la lista dei 17 ministri della coalizione “Semaforo” raccogliendo gli applausi dai banchi di Spd, Verdi e liberali indirizzati ciascuno ai propri colleghi di partito. Subito dopo Scholz ha raggiunto il Palazzo di Bellevue per l’investitura del presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, che si è congratulato ricordandogli «la responsabilità del governo di dare risposte su cambiamento climatico, immigrazione, concorrenza internazionale e digitalizzazione».

Coincide con il contenuto del patto di legislatura vincolante fino al 2025. L’accordo per voltare la pagina dell’era di Angela Merkel, a cui ieri il Bundestag ha tributato un lungo applauso ringraziandola per avere retto il Paese negli ultimi 16 anni. È l’ultimo passaggio di consegne da “Mutti-Merkel” a “Papà-Scholz” (così è stato già soprannominato dai media) e ai suoi esordienti.

SPICCA NANCY FAESER (Spd), semisconosciuta fino a due giorni fa e fuori da qualunque radar del toto-ministri, a cui Scholz ha affidato il ministero dell’Interno. Dovrà occuparsi di pubblica sicurezza ma anche dell’integrazione dei milioni di immigrati residenti, fino alla promozione dello Sport. Nata nel 1970, esperta giurista, Faeser si è distinta come capo dell’opposizione al Parlamento dell’Assia e soprattutto per la sua denuncia agli scandali sul razzismo che hanno investito la polizia locale. Il suo primo obiettivo dichiarato da ministra è «combattere l’estremismo di destra, il più grande rischio per la Germania».

L’ALTRO PERICOLO LETALE è la pandemia. Per questo il ministero della Sanità è stato affidato all’epidemiologo Karl Lauterbach (Spd), classe 1963, già responsabile Salute della Spd. Intransigente sul lockdown, è stato fra i primi a chiedere l’obbligo vaccinale ed è favorevole alla somministrazione del farmaco ai bambini. Si insedia nel giorno in cui la Germania raggiunge il record di 527 morti per Covid-19, mentre il piano vaccinazioni ereditato dall’ex ministro Spahn continua a non funzionare. Sui social è una vera star seguita da 700 mila follower, anche grazie alla sua proposta di “Sanità unica” in grado di superare il farraginoso sistema nazionale incentrato sul mix di prestazioni pubbliche e assicurazioni private.

IL TERZO INCARICO DI PESO è nelle mani di Annalena Baerbock, co-leader dei Verdi, di cui l’informazione mainstream ha sempre sottolineato l’inesperienza accoppiata alla giovane età (è nata nel 1980) nonostante abbia solo un anno in meno del leader liberale Lindner. Contraria al raddoppio del gasdotto “Nordstream 2” gestito dai russi di Gazprom, non è mai stata tenera neppure con la Cina che non rispetta i diritti della minoranza islamica, diversamente dall’ecumenica Merkel pronta a dialogare perfino con Lukaschenko.

E Baerbock ieri aveva già scritto la prima pagina della sua agenda: stamattina volerà a Parigi per il vertice con il ministro degli Esteri francese e poi a Bruxelles per i summit con il commissario Ue agli Esteri e il segretario generale della Nato. Prima donna a capo del dicastero, tra le sue priorità c’è la crisi umanitaria ai confini con la Polonia, e infatti domani sarà a Varsavia non solo per deporre la corona di fiori sulla tomba del milite ignoto.

MA NEL GOVERNO SCHOLZ conterà moltissimo anche il vice-cancelliere, Robert Habeck, 52 anni, co-segretario dei Verdi, a capo del super-dicastero dell’Economia e Protezione del Clima. Il «ministro del vento» secondo il nickname più calzante: dovrà far collimare la nuova rivoluzione industriale incardinata sulle auto elettriche prodotte da Vw, Mercedes, Bmw e Porsche con la svolta energetica basata sulle rinnovabili che entro il 2030 dovranno rappresentare l’80% della produzione nazionale. Più o meno la stessa rivoluzione che ha già compiuto da ministro dell’Ambiente dello Schleswig-Holstein agli esordi della carriera istituzionale ma moltiplicata per cento.

L’ULTIMO UOMO-CHIAVE è il neo-ministro delle Finanze, Christian Lindner, 42 anni, ex ufficiale della Luftwaffe e attuale segretario di Fdp. È un falco dell’austerity anche più di Wolfgang Schäuble e nonostante la promessa di Scholz di rivedere il patto di stabilità europeo, Lindner non mancherà di appoggiare i moniti di Bruxelles contro gli «squilibri eccessivi» dell’Italia. La speranza dei tedeschi è che riesca a gestire le Finanze meglio della sua star-up “Moomax” creata nel 2000 e finita in bancarotta dopo appena sei mesi di attività.