Nessuna discriminazione per i non vaccinati, nel settore pubblico come nel privato. Da ieri è allo studio degli esperti legali di Spd, Cdu e Csu l’apposita legge per vietare i «diritti speciali» a favore degli immunizzati dal Covid-19. «Stiamo valutando la possibilità di varare a breve una norma che consenta di evitare la disparità di trattamento da parte delle imprese fra chi si è sottoposto alla vaccinazione e chi no» conferma Johannes Fechner, portavoce degli affari giuridici della Spd.

Si aggiungerebbe alla proibizione già in vigore nel settore pubblico, e servirebbe al governo Merkel per «colmare la lacuna normativa» che oggi, in teoria, permette alle aziende di privilegiare i possessori del cosiddetto passaporto sanitario. «Il divieto di discriminazione si applica da tempo in ambito statale, ora è necessario estenderlo ai privati. Nessun ristorante, per esempio, può rifiutarsi di servire i clienti in base alle loro caratteristiche, e ciò vale anche per il trasporto pubblico. Tuttavia, attualmente non è prevista alcuna norma che garantisca questo diritto anche ai non vaccinati» riassume Volker Ullrich della Csu. In pratica secondo la GroKo «l’emergenza epidemiologica non giustifica in alcun modo trattamenti iniqui».

DA QUI L’IPOTESI di modificare il Codice civile dato che, come specifica Sebastian Bickerich, portavoce dell’Agenzia federale antidiscriminazione, «l’attuale legge sulla parità di trattamento non fornisce mezzi legali per consentire alle persone – ad eccezione dei disabili – di rivalersi contro pratiche che causino loro uno svantaggio. La norma vigente prevede solo sei motivi per cui non si può essere discriminati, perciò se il legislatore vuole estendere il diritto ai non vaccinati deve regolamentarlo in modo esplicito».

Non esattamente una buona notizia per i gestori di compagnie aeree, navi da crociera, stadi, discoteche, palestre, teatri, cinema e tutti i locali pubblici: fino a ieri immaginavano di poter ripartire con i clienti in possesso della «patente di immunità». Ma è anche un bel problema per le aziende pronte a incardinare le nuove assunzioni (e i licenziamenti) in base al certificato di vaccinazione.

Politicamente, rappresenta la soluzione opposta all’ipotesi che circola nel governo italiano, appoggiata in primis dalla sottosegretaria alla Sanità, Sandra Zampa, favorevole all’introduzione dell’obbligo nella pubblica amministrazione, al contrario della ministra Fabiana Dadone che invece preferirebbe la sola raccomandazione.

IN OGNI CASO, la Germania punta a immunizzare più persone possibili: dal V-Day a ieri nei 16 Land il vaccino è già stato inoculato a 41.962 persone, mentre la stampa tedesca stima la disponibilità complessiva di ben 136,8 milioni di fiale entro la fine di gennaio. Anche e soprattutto grazie al contratto per 30 milioni di dosi-extra firmato dal governo Merkel con Biontech, di pubblico dominio grazie alla Bild che ne ha dato notizia prima di Natale.

A Berlino chiariscono che la riserva aggiuntiva di farmaci verrà utilizzata «solo ed esclusivamente» al termine delle quote fissate a livello europeo, pari a 55 milioni di dosi per la Germania.

Tuttavia, resta ancora da capire se l’accordo bilaterale con la start-up di Magonza è precedente al 18 giugno: quando tutti gli Stati Ue hanno sottoscritto il protocollo che all’articolo 7 prevede il divieto di trattare forniture esclusive al di fuori del maxi-ordine stipulato direttamente dalla Commissione di Bruxelles.

IN PARALLELO, in Germania procede il piano destinato a moltiplicare i centri produttivi del farmaco brevettato insieme all’americana Pfizer, a partire dallo stabilimento ex Novartis recentemente acquistato da BioNTech. Mentre il portavoce della politica sanitaria del gruppo parlamentare della Linke del Bundestag, Achim Kessler, aveva suggerito che le aziende dovessero essere costrette dal governo a concedere ad altre case farmaceutiche la licenza per la post-produzione. Una possibilità offerta dalla legge sulla protezione della popolazione, ma che il governo difficilmente prenderà in considerazione.

Tutto cercando di non ripetere i clamorosi errori che qui hanno già dato ampio scandalo: dagli incredibili problemi con la catena del freddo nei depositi in Baviera, dove i termometri non sono stati tarati correttamente, alla mega-dose di sei vaccini in un colpo solo somministrata per sbaglio a cinque medici. Mentre non si ferma l’onda del contagio che ha già portato al semi-collasso il sistema sanitario non solo in Sassonia: secondo il bollettino diffuso ieri dall’istituto Robert Koch i nuovi infettati da Covid-19 nelle ultime 24 ore sono 12.892 e la conta giornaliera dei morti ha raggiunto quota 852.