La Grecia soffre ancora, di rinvio in rinvio. L’Eurogruppo di ieri, fino a tarda sera, non ha voluto dire una parola definitiva sul debito ellenico, malgrado il fatto che Atene abbia adempiuto a tutti i suoi obblighi, con l’approvazione di dolorosissimi, ennesimi, tagli alle pensioni. Ancora una volta, le resistenze arrivano dal ministro delle finanze tedesco, il falco Wolfgang Schauble, il quale insiste nel ripetere che non ci può essere una decisione sulla questione del debito, prima della fine del programma di sostegno alla Grecia, tra più di un anno. Tutto ciò, ovviamente, si pone in pieno contrasto con quanto richiesto insistentemente dal Fondo Monetario Internazionale, che ha messo bene in chiaro un concetto base: per continuare a sostenere la Grecia, ci deve essere un alleggerimento del debito.

NON C’È STATA la fumata bianca ma le nubi forse, si stanno iniziando a diradare, Ieri c’è stato un colloquio telefonico del neo presidente francese Emmanuel Macron ed il primo ministro greco, Alexis Tsipras. Hanno espresso la loro posizione comune a favore di una soluzione che possa essere vantaggiosa tanto per la Grecia, quanto per l’Eurozona nel suo complesso. Vedi, cioè, un compromesso che faccia ripartire l’economia ellenica. Il messaggio è che è finito il tempo delle estremizzazioni e dei diktat dell’austerity, e che anche a Berlino si dovrebbe, finalmente, riuscire a comprenderlo. In realtà c’è chi lo ha capito, ma evidentemente non riesce a far prevalere le proprie posizioni. Il ministro degli esteri, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, ha dichiarato alla stampa che «alla Grecia è stato promesso più e più volte, l’alleggerimento del suo debito» e che quindi «è arrivata l’ora di mantenere le promesse», poiché «tutto ciò non può fallire a causa delle resistenze tedesche». Il portavoce di Gabriel ha aggiunto che la Germania, sul tema in questione, non si deve isolare.

MA ANCHE IL NEOMINISTRO dell’economia di Parigi, Bruno Le Maire, ha ribadito che «è arrivata l’ora delle decisioni che assicureranno un futuro migliore per la Grecia». Il fronte francese, in questa fase, è quello più attivo. Non a caso, il commissario europeo per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, ha voluto ricordare che «il parlamento greco ha votato un pacchetto di misure difficile, il quale richiede nuovi sforzi, coraggiosi e necessari», e che quindi, «dal momento che i greci hanno mantenuto i loro impegni, anche i partner europei devono fare lo stesso».
ATENE SPERA che sia gli intoppi siano solo momentanei, e che si riesca, finalmente, a cominciare a poter uscire dal tunnel. «Entro il 15 giugno dovrà essere presa una decisione che indichi come rendere definitive le decisioni sul debito», dice il ministro dell’energia Jorgos Stathakis, tra i più attivi sostenitori della teoria che, con un minor peso derivante dal debito, la Grecia riuscirà ad attrarre maggiori investimenti. Secondo Stathakis «non è possibile rimandare la decisione a dopo le elezioni tedesche», nel prossimo ottobre. La questione centrale, tuttavia, è vedere se Berlino riuscirà – anche se in ritardo – a mostrare una certa lungimiranza politica, facendo prevalere, finalmente, l’interesse europeo sui piccoli calcoli di carattere interno.

IL GOVERNO TSIPRAS insiste nel sostenere, in tutte le lingue possibili, che le riforme richieste, e soprattutto imposte, non avranno alcun senso se non si permetterà al paese di tornare a finanziarsi sui mercati, grazie a un debito pubblico sostenibile. Altrimenti, la dipendenza economica dai creditori si perpetuerà all’infinito. Sembra elementare, ma evidentemente c’è chi ha ancora dei dubbi o dei progetti differenti.