Caserme nere: l’esercito di nazisti incistato nelle forze armate tedesche. Mezzo migliaio di militari di carriera che hanno giurato fedeltà alla Bundesrepublik ma rimangono fedeli solo agli ideali del Terzo Reich. Soldati in servizio armato, operativi ogni giorno nelle basi in Germania quanto nella cornice delle missioni Nato in Afghanistan o Africa e sul fronte del reclutamento come provano i 23 nuovi arruolati dall’inizio dell’anno.

Camerati con la doppia divisa, che si raccontano senza segreti ma giusto ai microfoni nascosti piazzati dal Mad (il servizio d’intelligence militare) e solo grazie a un’interrogazione parlamentare della Linke. «Abbiamo solamente bisogno di fare il vaccino contro la febbre gialla, poi andiamo in Mali e spariamo in testa ai negri» è la più sintomatica delle intercettazioni all’attenzione del Bundestag.

È il primo caso politico della legislatura per la ministra della Difesa Ursula Von der Leyen (Cdu) appena riconfermata dalla cancelliera Angela Merkel. Ed è anche il «solito» vecchio problema della mancata epurazione del nazismo, che a Berlino non si risolve neppure dopo aver ascoltato le registrazioni degli altri 431 eventi analoghi ammessi ufficialmente dal governo.

In attesa che «chi esibisce la svastica venga buttato fuori dall’esercito», come pretende la deputata Linke Ulla Jelpke, vale la pena di scorrere l’istantanea dell’ultimo cunicolo del verminaio nero illuminato dalla recente indagine degli agenti del Mad. Saltano agli occhi le bandiere rosse con la croce uncinata appese alle pareti dei dormitori, si può ascoltare il nazirock in libera uscita dalle radio di ufficiali e graduati, si registrano i video postati sul web dalla caserma scanditi da «Heil Hitler» e dai canti delle SS, come quello rimbalzato sui media locali.

È la Bundeswehr in formato Wermacht sfuggita al controllo della Grande coalizione che ha governato nell’ultimo lustro, scappata letteralmente di mano ai vertici delle forze armate incapaci anche solo di rallentare il fenomeno: solo l’anno scorso sono venuti a galla 289 nuovi casi della «palude bruna» denunciata dalla Linke in Parlamento. Tolleranza zero è l’ennesima richiesta alla ministra Von der Leyen, che dovrebbe smettere di «chiudere un occhio e agire, invece, per asciugare il pantano nero tra le truppe» riassume Jelpke, delegata agli Interni.

«Fino a oggi c’è stata troppa indulgenza da parte dei comandanti delle caserme nei confronti di chi dispone di un’arma da fuoco: sia con i nazisti che con i Reichsbürger» (gli estremisti di destra che non riconoscono la Repubblica federale).

La verità è che «le forze armate in Germania hanno un problema con la destra» fa notare la Linke; una vera e propria patologia squadernata nei faldoni con le intercettazioni telefoniche infarcite di battute xenofobe e considerazioni oltre i limiti della legge. Malattia apparentemente incurabile, come prova il nulla di fatto seguito alla passata denuncia della galassia neo-nazista infiltrata nell’esercito (raccontata lo scorso novembre dal manifesto) emersa con l’«Informativa sulle attività anti-costituzionali nelle forze armate» allegata alla risposta del governo Merkel all’interrogazione dei Verdi.

Appena qualche mese prima era scoppiato il clamoroso scandalo del tenente Franco Albrecht, aggregato nel 2009 all’Accademia militare francese di Saint Cyr dove si era diplomato con una tesi sulla «strategia di cambiamento politico e sovversione» prima di spacciarsi per rifugiato siriano in un centro-profughi dell’Assia. Faceva il paio con la tecnica della «False-Flag», gli attentati con falsa rivendicazione per far ricadere la responsabilità sui rifugiati, pianificati a inizio maggio da Maximilian T., di stanza proprio allo stesso reparto Albrecht a Strasburgo. Secondo la procura di Karlsruhe «preparava il piano per un attacco alla sicurezza nazionale in nome dell’ideologia di estrema destra». All’epoca nell’alloggio del soldato neo-nazista spuntò perfino la lista dettagliata dei target istituzionali: dal ministro socialdemocratico della giustizia all’ex presidente della Repubblica. Solo in quel momento la ministra Von der Leyen si convinse a ordinare l’immediata perquisizione delle caserme nei 16 Land, denunciando in parallelo l’«inattività» dei vertici dell’esercito. Da allora non è cambiato niente.