Approvata dai deputati del Bundestag, finanziata dal ministero federale dell’Interno e patrocinata dal ministero della Cultura della Bassa Sassonia. Ha aperto le porte ieri mattina a Osnabrück la prima scuola di formazione degli imam completamente made in Germany, con i primi 25 studenti iscritti al corso di studi islamici che per la prima volta si terrà solo in lingua tedesca.

«I partecipanti rappresentano perfettamente la diversità dell’Islam, compresi quelli con radici turche, arabe e bosniache, al pari dei convertiti della Germania. Il 20% della classe sono donne» riassume Bülent Ucar, professore associato di Islamistica all’Università di Osnabrück, tra i fondatori dell’Islamkolleg Deutschland.

LA SCUOLA ERA PRONTA all’inaugurazione già dopo la Conferenza islamica dell’anno scorso ma la direzione aveva rimandato la partenza a causa della pandemia, mentre il progetto della sua creazione risale a giugno 2019, quando il governo Merkel stabilì che gli imam tedeschi non sarebbero stati più soggetti all’influenza di Turchia, Arabia Saudita e monarchie del Golfo ma avrebbero risposto direttamente alle istituzioni della Bundesrepublik.

A partire dalla lingua nazionale che «rimane il fattore-chiave visto che alcune comunità musulmane non capiscono più i loro imam se non parlano in tedesco. Un divario di comunicazione pericoloso che può spingere soprattutto i più giovani verso i contenuti estremisti su internet» puntualizza il professor Ucar.

È l’altro valido motivo dietro al corso biennale dell’Islamkolleg di Osnabrück: disinnescare la deriva radicale che minaccia di fare proseliti tra i 4,5 milioni di musulmani, più o meno integrati, attualmente residenti in Germania. Fino a ieri la formazione degli imam era appannaggio esclusivo delle grandi organizzazioni collegate direttamente con gli Stati esteri, come la potentissima Ditib, l’Unione turco-islamica con sede a Colonia, che nella Repubblica federale controlla oltre 900 moschee per conto del ministero degli Affari religiosi di Ankara. Così, in buona sostanza, la formazione e il finanziamento degli imam tedeschi finora sono spettati al presidente turco Erdogan.

L’ISLAMKOLLEG INVECE è aperto a tutti e i corsi per gli studenti sono gratuiti, pagati dal ministero federale dell’Educazione: per una volta ha scelto di investire in maniera mirata i soldi fino a oggi distribuiti a pioggia senza effetti tangibili. Spiccano i 44 milioni di euro versati negli ultimi anni a sette istituti islamici in Germania, incapaci di preparare anche solo un singolo imam alla funzione in moschea.

DA QUI IL PROGETTO di Osnabrück, città scelta per la sua integrazione più che esemplare: da anni il governo della Bassa Sassonia collabora con successo con le comunità musulmane locali e l’Istituto di teologia islamica. L’unico obbligo preteso dal governo Merkel è che il programma di studi dell’Islamkolleg sia legato a un’Università tedesca, compresa la formazione continua a cui attualmente risultano iscritti altri 25 studenti oltre il corso di base.

«Abbiamo di fronte un’opportunità unica» spiega Aiman Mazyek, presidente del Consiglio centrale dei musulmani, già proiettato alla prossima sfida: «Fare accettare alle diverse comunità musulmane i nuovi imam formati in Germania».

MA È UN MOMENTO STORICO soprattutto per chi partecipa, come Ender Cetin, 45 anni, figlio di immigrati turchi, nato e cresciuto a Berlino: «Sono convinto che la storia dei musulmani in Germania sia finalmente arrivata al punto di svolta. Senza contare che l’iniziativa dal punto di vista pratico serve davvero dato che sempre più giovani preferiscono discutere della loro religione in lingua tedesca» tiene a precisare Cetin ai microfoni della Deutsche Welle.

E A FESTEGGIARE pubblicamente e a gran voce l’apertura dell’Islamkolleg c’è perfino il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, che nel governo vanta la doppia delega alla sicurezza e agli Affari religiosi. Il suo dicastero ha provveduto al finanziamento iniziale della scuola Osnabrück senza il quale i corsi non sarebbero partiti. «Si tratta di soldi ben spesi per la coesione sociale in questo Paese» sottolinea il leader del partito cristiano-sociale.