«Veloce, troppo veloce». Così la cancelliera Angela Merkel, più che preoccupata, analizza l’inizio della “fase due” due giorni dopo avere ammorbidito le regole sul lockdown.

Il coronavirus ha ricominciato a correre in tutta la Germania come segnala l’indice del contagio R0 tornato ieri ha sfiorare pericolosamente  quota 1.

Mentre l’economia, nonostante la straordinaria iniezione di denaro del governo federale, continua a registrare performance da catastrofe.

Sul tavolo della GroKo spicca la nerissima anticipazione sul Pil tedesco 2020 che verrà ufficializzata questa mattina: meno 6,3% rispetto all’anno scorso, il peggiore risultato dalla fondazione della Bundesrepublik.

Durante lo stop forzato la produzione dell’ex Locomotiva d’Europa è crollata di ben il 16% (dato dell’istituto Ifo), l’indice di occupazione è sceso al minimo storico (86,3 punti) e la ripresa della quota di mercato pre-crisi non potrà avvenire prima del 2022. All’orizzonte di Berlino si profila dunque l’incubo fino a ieri inimmaginabile: decine di migliaia di licenziamenti in tutti i settori esclusa la grande distribuzione.

È la prova che non è bastata la pioggia di euro pubblici per salvare i posti di lavoro a rischio (ultimi: 9 miliardi stanziati per evitare il default di Lufthansa) né i 40mila posti letto nei reparti di terapia intensiva dove, peraltro, vengono accolti solo i 3 pazienti su 10 che la rete dei piccoli ospedali non riesce a curare.

Anche la dimostrazione che il “modello tedesco” non brilla esattamente come sotto i riflettori del mainstream, spenti dalla protesta degli infermieri che lamentano – proprio come accaduto in Italia – la carenza dei Dpi e i buchi di organico nella Sanità.

Comunque, la Germania riparte. Dopo più di 6.130 morti di coronavirus e con quasi 160mila positivi, secondo la statistica dell’Istituto Robert Koch (Rki), falsata sia dai ritardi nella trasmissione dei dati a livello federale che dal conteggio “anomalo” dei deceduti.

A partire dalle scuole, che in molti Land hanno aperto già lunedì mattina senza aspettare la scadenza del termine nazionale fissato al 4 maggio. Con i maturandi primi a rientrare in classe rispettando le regole sul distanziamento sociale che rimane in vigore. Tuttavia, le lezioni non potranno riprendere regolarmente almeno fino alla fine delle vacanze estive. Colpa dei processi di igienizzazione dei plessi più lunghi del previsto, il trasporto degli alunni, e la didattica a distanza tutt’altro che digitalizzata.

Un problema doppio per gli studenti disabili o con carenze pedagogiche che necessitano di sostegno continuo, come ricordano i genitori.

Eppure, «prima la salute: dobbiamo procedere in modo responsabile con un occhio fisso all’indice dell’infezione» avverte Stefanie Hunig, presidente della Conferenza dei ministri della Cultura.

Per questo da 48 ore l’uso delle mascherine in tutti i 16 land è tassativo, con l’unica eccezione di Berlino che l’ha imposta solo a chi utilizza il trasporto pubblico. Di conseguenza farmacie e supermercati nel fine settimana sono stati adeguatamente riforniti di Dpi (a prezzo calmierato) mentre è iniziata la riconversione dei distributori automatici di snack e bibite sui binari delle stazioni della metro.

Dopo le proteste, e il dietro-front del governo federale sull’obbligo di tracciamento dei cittadini, il Rki sta sviluppando l’App per monitorare gli spostamenti. Funzionerà in abbinata con braccialetto elettronico, smartwatch o cellulare, ma solo facoltativamente. Raccoglierà dati anonimi su età, peso, temperatura corporea e altri indici connessi al coronavirus, prima di inviarli al database sanitario nazionale. «Il nostro obiettivo è individuare rapidamente e circoscrivere ogni focolaio locale del coronavirus, almeno a livello di codice postale» spiegano gli sviluppatori del Rki, ancora “scottati” dal caso di Heinsberg: la Codogno del Nordreno Vestfalia.

Mentre Christian Dorsten, direttore del reparto di virologia della clinica berlinese della Charité, passerà alla storia come l’uomo più “odiato” dai tedeschi che gli attribuiscono la responsabilità del lockdown, ovvero «la colpa di avere fermato l’economia» per dirla con le sue parole.

Dopo ripetute minacce anonime di morte è sotto scorta della polizia.