Una truffa ai danni dei migranti, provenienti principalmente dall’India, dal Pakistan e dal Bangladesh, il paravento sarebbero stati 18 circhi attivi in Italia: questo il risultato dell’operazione «Golden circus» della squadra mobile di Palermo, che ieri ha fermato 41 persone accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Elemento chiave della supposta frode: Vito Gambino, dipendente dell’assessorato regionale al Lavoro. Secondo la ricostruzione della polizia molti titolari di circhi avrebbero stabilito la sede legale della loro attività a Palermo perché, grazie a Gambino e al fatto che la Sicilia è Regione a statuto speciale, riuscivano ad aggirare regole e controlli del ministero.

Il Testo unico sull’immigrazione, poi, esclude l’applicazione delle regole sui flussi ai lavoratori dello spettacolo e dei circhi. Il sistema, sempre in base alle indagini, era semplice: gli impresari inoltravano la domanda di assunzione e Gambino rilasciava falsi permessi di lavoro, necessari per ottenere dalle ambasciate il visto d’ingresso in Italia. Oltre 500 i migranti finiti nella rete, sette milioni di euro in tre anni, il giro d’affari. Gli impresari italiani guadagnavano dai 2mila ai 3mila euro per ogni straniero assunto fittiziamente, così si legge nelle carte. Tra i fermati: Lino Orfei, Alvaro Bizzarro e Darvin Cristiani. Le manette sono scattate anche per i titolari dei circhi tra cui il Coliseum, il Sandra Orfei, il Città di Roma, lo Smart Shane.

Le indagini sono cominciate tre anni fa grazie alla denuncia di Sushil Kumar, indiano all’epoca ventiduenne. È lui ad aver raccontato agli agenti la sua personale odissea, un complicato intreccio di relazioni tese a rendere il migrante dipendete e sfruttato economicamente il più a lungo possibile.
Nel 2008 il padre di Kumar viene contattato da un concittadino residente a Palermo, Paul Harmesh: con 16mila euro promette di far entrare regolarmente in Italia uno dei suoi figli.

La famiglia decide di vendere dei terreni e nel 2012 consegna una prima tranche al fratello di Harmesh per ottenere la documentazione necessaria e ritirare il visto d’ingresso all’ambasciata italiana di New Delhi. Saldata la cifra per intero, Kumar arriva a Palermo, viene prelevato all’aeroporto da due emissari per essere affidato ad Harmesh.

«Per pagare il mio arrivo in Italia, la mia famiglia è diventata povera a causa dei debiti», ha raccontato. Il primo marzo comincia a lavorare come facchino nel circo Sandra Orfei, al personale della struttura versa 150 euro «per la sistemazione di alcuni documenti di lavoro».

Dopo un mese scappa a Palermo e spiega ad Harmesh di voler tornare in India con i 400 euro guadagnati, ma Harmesh gli sottrae passaporto e denaro. Kumar riesce a liberarsi solo grazie all’intervento di un parente residente a Roma, dove poi si stabilisce a lavorare come bracciane agricolo.

Dopo un mese Harmesh lo ricontatta: deve tornare a Palermo per ritirare il permesso di soggiorno. Ritornato in Sicilia, viene mandato in casa di un connazionale a Cinisi: il permesso di soggiorno non arriva e gli viene chiesto di pagare il fitto della stanza che occupa, una spesa che non può sostenere. Minacciato di morte, scappa ancora e denuncia tutto alla polizia di Palermo.

Ora vive in una località protetta. Agli agenti spiega che con lui erano arrivati altri otto ragazzi, provenienti dal suo stesso villaggio o da villaggi vicini, e anche loro avevano pagato 16mila euro. Due di questi erano stati assunti con lui dal circo Sandra Orfei.

«Tutti quelli che sono arrivati in Italia – ha spiegato ieri il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi – non erano lavoratori del circo, artisti, giocolieri o trapezisti ma semplici immigrati clandestini che nella gran parte dei casi facevano perdere le loro tracce o venivano assunti con mansioni di bassissima manovalanza nei circhi stessi per essere poi licenziati. Ognuno di loro ha dovuto pagare dai 15 ai 17mila euro».

Tommaso Fernandez, tra i fermati, sarebbe stato incaricato di tenere i rapporti con i circhi e dalle sue intercettazioni si capisce che i soldi della truffa facevano felici tutti, tranne i migranti.