Comunicazioni interrotte, ponti sbriciolati, intere città investite prima da raffiche di vento a 170 km orari, poi sommerse dall’acqua e dal fango per effetto delle piogge torrenziali che hanno fatto impazzire i fiumi; centinaia di migliaia di persone prive di rifornimenti, assistenza medica ed energia elettrica da giovedì scorso.

DA QUANDO CIOÈ IL CICLONE «Idai» si è abbattuto sulla costa centrale del Mozambico e ha proseguito la sua corsa verso l’interno, flagellando per giorni tutta la regione e causando inondazioni, distruzione, morte anche in Malawi e in Zimbabwe. Con un bilancio di vittime drammatico, che al momento è possibile solo ipotizzare. E localizzare come sempre nelle periferie urbane più degradate, nelle bidonville di lamiera o nei villaggi rurali più remoti, tra le fasce particolarmente fragili della popolazione civile.

IERI LE CIFRE UFFICIALI parlavano di circa 100 morti e 200 dispersi in Zimbabwe, quasi tutti nel distretto di Chimanimani, dove i soccorsi sono complicati dal crollo di ben 8 ponti; il bilancio in Malawi è invece di 56 vittime, centinaia di feriti e circa 90 mila sfollati.

Per il Mozambico ieri il conto era fermo a 84, ma già lunedì il presidente Filipe Nyusi rilevava come tutto facesse pensare a un numero di vittime superiore a mille. Le foto aeree e satellitari della regione colpita, per ora unici occhi aperti sulla tragedia, restituiscono in effetti un quadro agghiacciante: infrastrutture, aziende agricoli, villaggi e interi quartieri spazzati via.

PARTICOLARMENTE GRAVE appare la situazione nella città costiera di Beira, il quarto centro urbano del paese con quasi 500 mila abitanti, che risulta distrutto al 90% e con l’Ospedale centrale in buona parte fuori uso. In queste ore sono attese tre navi con cibo e medicine inviate dal governo indiano. Anche la Cina, che proprio a Beira stava per investire 120 milioni di dollari nel nuovo porto e sulle potenzialità del Mozambico con i suoi 3 mila km affacciati sull’Oceano Indiano crede molto, ha subito predisposto degli aiuti per i tre paesi sconvolti dal ciclone. Un aereo italiano è partito base Onu di Brindisi con un carico di attrezzatura di primo soccorso e assistenza.Da ieri sono a Beira anche delle squadre di soccorritori inviate dal vicino Sudafrica.

E Il governo mozambicano ha spostato qui la riunione d’emergenza che era prevista ieri nella capitale Maputo e si è poi protratta fino a tarda sera. Notizie frammentarie arrivano dal resto della provincia di Sofala, la più duramente colpita.

IN TOTALE SONO QUASI 2 MILIONI le persone coinvolte nell’emergenza e le prossime 48 ore saranno ancora critiche per il livello delle acque che in molte zone è destinato a salire ulteriormente, come fa sapere l’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu (Ocha). Ad alto rischio sono i bacini dei fiumi Buzi e Pongoe e ancora i quartieri periferici della stessa Beira e di Dondo, importante centro dell’interno.