Julian Assange non riceverà l’asilo politico in Francia. Con un breve comunicato, l’Eliseo ha respinto la richiesta di protezione, avanzata dal co-fondatore di Wikileaks, che vive da tre anni barricato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, in una lunga lettera pubblicata da Le Monde. Assange afferma che la sua “salute mentale e fisica è minacciata”. L’Eliseo ha risposto che, dopo aver analizzato la domanda, “la situazione di Julian Assange non presenta un rischio immediato”. Inoltre, l’uomo “è oggetto di una domanda d’arresto europeo” emessa dalla Svezia, dove è accusato di aggressione sessuale. Assange teme che, se si presenta ai giudici in Svezia, questo paese lo estradi verso gli Usa, dove rischia la pena di morte per le rivelazioni di Wikileaks. Il giudice Garzon, che si occupa del caso, ha espresso stupore alla reazione di François Hollande, perché Assange non ha presentato nessuna domanda formale di asilo alla Francia e quindi Parigi non ha avuto modo di “analizzarla a fondo”, come invece pretende il comunicato dell’Eliseo.

Wikileaks, dopo le rivelazioni sullo spionaggio della Nsa in Francia e Germania, tinge di giallo il ruolo della Francia nell’insurrezione in Libia, all’epoca della presidenza Sarkozy. La versione ufficiale di Parigi è che l’intervento contro Gheddafi sia stato deciso come risposta all’appello dell’opposizione, che temeva un bagno di sangue a Bengasi. Secondo delle mail ricevute da Hillary Clinton quando era segretaria di stato – rese pubbliche su ordinanza giudiziaria nell’inchiesta sull’attentato anti-americano perpetrato in Libia nel 2012 – la realtà sarebbe ben diversa: la Francia avrebbe finanziato e consigliato il Cnt contro il regime di Gheddafi, e “in cambio Parigi attendeva che le nuove autorità favorissero le imprese francesi, in particolare nel settore del petrolio”, dove puntava ad ottenere il 35% dei contratti con il nuovo regime. In “viaggi umanitari” sarebbero stati presenti dirigenti di Total, Vinci (lavori pubblici), Eads. La Francia è stato il primo paese a riconoscere il Cnt. Queste rivelazioni sono contenute in messaggi trasmessi a Hillary Clinton da un uomo d’affari statunitense, Sidney Blumenthal, che era suo consigliere informale sulla Libia. Ma vista l’ambiguità della posizione del personaggio, interessato al business in Libia e che lavorava in collaborazione con un uomo ex della Cia, queste rivelazioni vanno prese con estrema prudenza.