Se il suo poco credibile accusatore, Jimmy Bennett, una settimana fa si era presentato scortato dal suo avvocato Gordon Sattro, lei è arrivata a Non è l’arena, su La7, da sola, accompagnata solo dalla sua forza e dalle sue occhiaie, quasi a voler sottolineare che la sincerità non ha bisogno di correttori coprenti.
Dopo aver ripercorso la violenza subita da Weinstein e aver raccontato il suo rapporto quasi materno con Bennet attore/ bambino (la regista e attrice lo ha diretto a 7 anni nel film Ingannevole è il cuore più di ogni cosa) Asia Argento ha ribaltato il tavolo delle accuse, ha detto che è stato lui a saltarle addosso e ad averla violentata.

«È stata una cosa inaspettata e rapidissima, non più di due minuti, che mi ha lasciato agghiacciata e pietrificata. Poi mi disse che quello era il suo sogno erotico fin da quando aveva 12 anni». Ecco, sarebbe bastato fermarsi qui e guardarla in faccia mentre diceva queste parole per crederle, così come bastò la sua invettiva contro Weinstein e il sistema che lo proteggeva pronunciata durante la premiazione a Cannes 2018 per capire non solo la profondità delle ferite subite dal produttore, ma soprattutto la potenza del movimento Metoo di cui Argento è protagonista. Sarebbe anche bastato confrontare le testimonianze di Bennett e Argento per capire dove abita la verità. Bennett, che per altro nel 2015, a 19 anni, ha subito dalla Corte Suprema di Los Angeles un ordine restrittivo chiesto dalla ex fidanzata che lo aveva accusato di averla pedinata e minacciata, mentre descriveva la presunta violenza aveva usato parole schematiche, come prese da una brutta sceneggiatura.

Massimo Giletti non si è fermato lì. Per non lasciare nessun dubbio ha scavato in ogni dettaglio della vicenda. Perché lei non si è difesa? Perché ha lasciato che lui scattasse dei selfie insieme ed è addirittura andata a pranzo con lui, dopo? Perché il suo compagno Anthony Bourdain, quando cinque anni dopo è arrivata dagli avvocati di Bennett la richiesta di 3,5 milioni di dollari, ha accettato di pagare, sebbene la decima parte?
Argento non si è sottratta, ha spiegato ogni dettaglio, ogni ragione, fino a esibire la relazione della psicoterapeuta da cui andò pochi mesi dopo la violenza per chiarire con se stessa le ragioni di quella non reazione e in cui si dice «Una delle parti peggiori del ricordo era il pensiero che non avesse saputo difendersi».

Sembrava di essere immersi in uno di quei processi per stupro in cui è la donna a dover dimostrare di non aver fatto nulla per attirare l’attenzione e, quindi, la violenza. Massimo Giletti, essendo uno che conosce bene l’arte del rimestare nel voyerismo, si è dato un gran da fare con sorrisi di complicità, ammiccamenti, tenerezze, proclami all’insegna del «Ripensateci» affinchè Sky riassuma la Argento nella squadra di X Factor. L’ultimo appello l’ha fatto addirittura in ginocchio, accanto a lei che, scossa dopo quasi due ore di intervista in cui aveva dovuto parlare anche del suicidio del compagno Bourdain avvenuto lo scorso 8 giugno, faceva fatica a trattenere le lacrime. Viene da chiedersi: c’è bisogno di tutto questo mandato in diretta per credere a una donna che dice di avere subito violenza?

Anche noi ci auguriamo che X Factor riprenda fra i giudici Asia Argento e non per le ragioni, a dir la verità povere, spiegate da Fedez che ha detto «Si temeva che questa vicenda avrebbe tolto attenzione ai ragazzi concentrandola solo su Asia. Ma ora non è più così e secondo me dovrebbe rientrare». In realtà da X Factor non avrebbero mai dovuto cacciarla e per una ragione molto semplice. Chi lavora nel mondo del cinema e della televisione sa benissimo che il movimento Metoo ha ragione e che bastava parlare con Asia Argento in privato per capire come sono andate le cose con Bennett. E invece si è arrivati a un processo televisivo che ha sì chiarito da che parte sta la verità, ma per farlo ha dovuto scarnificare l’intimità e la vita di una persona. Ma tanto, tutto fa spettacolo, no?