Non è la prima volta che i Fratelli musulmani (e i movimenti di sinistra) vengono traditi dall’esercito. Nel gennaio 1952, una folla di studenti e attivisti assaltava, dando alle fiamme, centinaia di palazzi, a cominciare da quelli del potere, al Cairo in manifestazioni anti-governative e contro il re Farouk. L’intervento dell’artiglieria britannica a Ismailia, con lo scopo di «distruggere un compound pieno di armi», esacerbò le rivolte. Furono imposti il coprifuoco e la legge marziale. Il 23 luglio 1952, le manifestazioni portarono al colpo di stato degli Ufficiali liberi. Dopo quattro giorni il Consiglio rivoluzionario costrinse Farouk ad andare via, nei due anni seguenti, gli ufficiali trasformarono il colpo di stato in una rivoluzione imposta dall’alto: nominarono presidente un prestanome come Mohammed Naguib, abrogarono la Costituzione e dichiararono illegali i partiti politici. Nel 1954, i Fratelli musulmani, che pure avevano partecipato alle manifestazioni vennero dichiarati illegali.

Il modo in cui gli Ufficiali liberi hanno riportato l’ordine nel 1952 ha somiglianze con il colpo di stato del 25 gennaio 2011 e del 3 luglio 2013. In quattro giorni dal 25 al 28 gennaio 2011, imponenti manifestazioni dilagavano per le strade, represse dalla polizia con scontri violenti in tutte le città egiziane, con molte vittime. Ma come nelle proteste del 2005 e del 2008, le forze dell’ordine hanno immediatamente tentato di ripulire le piazza della città e spingere la gente a tornare a casa. Nel 2013 è stato ancora più semplice poiché polizia e Servizi segreti sono apparsi solidali con i giovani della campagna Tamarrod (ribellione) e con la destituzione di Morsi e l’arresto della leadership dei Fratelli musulmani, ha imposto l’ordine nelle strade.

Morsi aveva nominato il generale Abdul Fatah al-Sisi, 59 anni, ministro della Difesa e capo dell’esercito dopo aver mandato in pensione il capo della giunta militare, il maresciallo Hussein Tantawi, l’estate scorsa. Proprio el-Sisi ha tradito il suo mentore permettendo il colpo di stato del 3 luglio. Il nuovo capo delle Forze armate ha una formazione nasserista, ha fatto parte della giunta militare che ha deposto Mubarak. È un tecnico, comandante generale dello staff dell’esercito, ha frequentato corsi di preparazione in Accademie militari nasseriste al Cairo e nel Us Army war college negli Stati Uniti. Ha iniziato la sua carriera militare nel 1977 nella fanteria, con la specializzazione nella guerra contro carri armati e mortai. È diventato comandante della regione nord occidentale, responsabile di Alessandria e direttore dell’Intelligence militare.
La sua biografia non è così lontana dai due simboli degli Ufficiali liberi che presero il potere nel 1952, Gamal Abdel Nasser e Abd al-Hakim Amer che venivano dalla classe media statale, rurale. Nasser era figlio di un burocrate che lavorava per l’amministrazione postale, mentre Amer era figlio di nobili locali. Entrambi si erano diplomati all’Accademia militare del Cairo, creata dopo il Trattato di pace Anglo-egiziano. Queste scuole superiori erano imbevute di sentimenti anti-britannici, anche se molti tra gli Ufficiali liberi hanno proseguito i loro studi in scuole militari inglesi. Amer era anche parte dell’organizzazione segreta Esercito libero con riferimenti religiosi e nazionalistici. Molti di questi ufficiali simpatizzavano per movimenti comunisti e socialisti. Alcuni avevano preso parte alle manifestazioni studentesche anti-britanniche degli anni Trenta. Ora l’ascesa di el-Sisi potrebbe far pensare al ritorno in campo della componente nasserista all’interno dell’esercito. Stavolta però non necessariamente con maggiori chance politiche per i movimenti e per la sinistra.