Davanti a casa Bartali fa un caldo cane, e il gruppo ha fretta di guadagnarsi l’ombra dell’Appennino. La prima fuga che parte è quella benedetta, ne fa parte gente solida, che si scannino pure. Dumoulin sembra poter passare una giornata tranquilla. La nottata, prima di dormire, l’ha passata a leggere un libro su Bartali.

Si scalano in sequenza, dopo aver costeggiato l’Arno da Firenze a Pontassieve, Passo della Consuma, Passo della Calla e Monte Fumaiolo, prima di atterrare a Bagno di Romagna.

Il paesaggio, tra i lecci e i prugnoli che ci spuntano attorno, è quello che nel ’44 fu stravolto dalla costruzione della linea gotica. Trecento km di cemento, filo spinato, mine e fuoco tra le Alpi Apuane e il forlivese, che il feldmaresciallo Kesserling volle mettere a protezione della Wehrmacht in ritirata, mentre le truppe alleate comandate da Alexander gli davano la caccia su per lo stivale. Ma l’edificazione della linea di difesa non fu solo un episodio di tecnica militare (coinvolti forzatamente cinquantamila lavoratori italiani e di altre nazioni occupate dai nazisti).

Alla sua ombra l’occupazione tedesca dell’Italia mostrò il suo ghigno più feroce: la guerra ai civili di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto, più uno stillicidio di rappresaglie e repressioni per bonificare la zona dalla guerriglia partigiana.

A sfondare la linea di difesa edificata da Dumoulin ci provano, dove le rampe del Fumaiolo lo permettono, prima Nibali, poi Pinot. Segnali, più che effettive dimostrazioni di forza. Ma segnali che la festa non è chiusa, e che anzi siamo solo all’antipasto. Responso: la farfalla è forte, non sarà facile acchiapparla nel retino, ma la sua squadra è quel che è, e nei tapponi questo ha sempre un peso. Geraint Thomas, dopo che ieri pareva risorto, accusa le falciate di Pinot. Così come Kruswijk, l’olandese rotolante che l’anno scorso perse il Giro per una capriola nella neve, e che quest’anno proprio non ingrana.

Davanti, nella fuga, si avvantaggiano Landa, che di Thomas era stato compagno di sventure imboccando il Blockhaus, e l’altro spagnolo Fraile. Il primo salta appena il gioco si fa duro, sul secondo piombano l’ex mondiale Rui Costa e il francese Rolland, da qualche anno più a suo agio a casa nostra che al Tour.

L’ultimo a inserirsi nell’azione buona, Kangert, viene da ancora più lontano, dall’Estonia. Ma Fraile resiste, e mette la firma su quella che poi, in conferenza stampa, definisce, più che una fuga, una follia.