Tra un giro di orologio si rimette in moto il campionato più anomalo nella storia della Serie A ma sono tante (e complesse) le sfide nel 2021 per il calcio italiano. Il torneo ricomincia dalla 15esima giornata, di solito dopo la sosta per le feste natalizie c’è la fine del girone d’andata con prime sentenze su promossi e bocciati. Non stavolta, il Covid-19 ha riscritto il calendario, si è partiti in ritardo e quindi si arriva alla finestra invernale del mercato senza la squadra campione d’inverno, che al momento sarebbe il Milan, in fuga con l’Inter, con diversi punti di vantaggio sulle altre grandi, Roma, Napoli e Juventus. Le ultime due dovranno recuperare la famosa partita non giocata a ottobre per i casi positivi nel club partenopeo (intervento delle Asl napoletane a impedire la trasferta a Torino) che ha portato la Figc a infliggere la sconfitta a tavolino ai campani, con un punto di penalizzazione, sentenza poi ribaltata due mesi dopo dal Coni.

E I MATCH DA RINVIARE per Covid-19, in caso di terza ondata, sono uno dei temi sul tavolo della serie A: in Premier League, torneo che muove il triplo delle cifre prodotte dal campionato italiano, sono state rinviate tre partite. Gli inglesi hanno lanciato un segnale finora ignorato da Uefa e Serie A, incredibilmente attaccate al folle protocollo che impone alle squadre di scendere in campo anche con oltre dieci atleti positivi, con la possibilità di rinviarne una sola, una specie di bonus, se alle prese con l’emergenza. Prima la salute, poi un pezzo di carta con norme redatte in estate quando la curva dei contagi era al minimo. Ne dovrebbe tener conto, la letargica Figc che il 22 febbraio andrà a scegliere il nuovo presidente. Gabriele Gravina, l’uomo al comando negli ultimi anni, si ricandida con l’appoggio di A, B e C, portando come punto fermo del suo programma l’adozione della formula playoff per la A in un progetto di riforma dei campionati, per maggiori ricavi e migliore distribuzione delle risorse. Gravina è il capo della stessa federazione che ha sottostimato il caso Suarez, ancora al vaglio dei magistrati della procura di Perugia (la Juve è implicata nell’inchiesta sull’esame farsa per la cittadinanza italiana all’attaccante uruguaiano) e che nei mesi passati spesso ha preferito tenersi a distanza dalla ristesura del protocollo che ha prodotto positivi in serie e un campionato in parte falsato. Prima delle riforme, quindi servirebbe credibilità. Nel frattempo, c’è il mercato che parte dopodomani, in cui il leit motif per produrre dei passaggi di maglia sarà ancora di più il prestito, con diritto o obbligo di riscatto.

DI SOLDI NE GIRANO assai pochi, i club sono in perdita tra sponsor in fuga s assenza dei tifosi allo stadio. In alcuni casi l’austerity arriva da lontano, con il gruppo Suning che ha imposto un mercato al risparmio all’Inter: saldo zero, il sogno Messi a giugno svanito, prima le uscite con stipendi pesanti (Eriksen, Nainggolan già al Cagliari) poi qualche attivo, una punta (Pellè?), un centrocampista. E investirà pochi soldi anche il fondo Elliott per il Milan capolista, che cerca un difensore centrale di spessore in alternativa al duo Kjaer-Romagnoli e un vice Ibrahimovic, perché lo svedese è ancora un totem da 20 gol a stagione ma gli infortuni sono sempre più frequenti. E scandaglia le riserve dei procuratori anche la Juventus (in pesante deficit) alla ricerca di un attaccante di scorta per Cristiano Ronaldo e Morata, il solo e deludente Dybala non è sinora bastato. Da Llorente a Giroud, forse Milik tra sei mesi, se il polacco in rotta (e in causa per oltre un milione di euro) con il Napoli non dovesse finire a breve all’Olympique Marsiglia.

LO STESSO NAPOLI prova a ridefinire il mosaico di una rosa lunga ma carente per qualità negli esterni difensivi. Per il resto, le romane sembrano complete, mentre troverà compimento la strana parabola del Papu Gomez all’Atalanta. L’argentino è in uscita, adorato dai tifosi e mollato da tecnico e società, che ha scelto di sacrificarlo per non rompere quel giocattolo che ha prodotto risultati inattesi in Italia ed Europa. Una vicenda forse gestita male, soprattutto dal calciatore e che invece rafforza la posizione di Gasperini, architetto del miracolo bergamasco.