Negli Stati Uniti si è alzato un vero grido di protesta quando la Camera della Florida​ ha bocciato una proposta di legge minima per il controllo delle armi, cioè il divieto dei «bump stock», dispositivi che consentono alle armi semiautomatiche di sparare più rapidamente; si tratta di una legge che persino Trump vorrebbe applicare. I «bump stock» non sono stati usati nell’attacco alla scuola di Parkland ma a Las Vegas, durante quello che, avendo causato 59 morti e 500 feriti, è stato definito il più feroce atto di terrorismo interno nella storia degli Usa.

L’ANNO SCORSO, il Congresso aveva pensato di vietare questi dispositivi, ma poi tutto era sfociato in un nulla di fatto. Trump si è anche detto disponibile a nuove leggi per rafforzare il sistema nazionale di controlli sui precedenti, misura sostenuta anche dalla Rra.

Il Dipartimento di giustizia ha affermato che questa volta si muoverà rapidamente per rivedere le leggi, ma non ha dato termini; Dianne Feinstein, senatrice democratica, ha fatto notare che un ordine di Trump sul «bump stock» potrebbe bloccarsi in tribunale per anni in quanto, a causa di una vecchia legge su tabacco, alcool e armi, il malefico dispositivo non deve sottostare a decisioni con effetto federale prese dal presidente.

QUALSIASI TIPO DI LEGGE sul controllo delle armi da parte di un presidente repubblicano, sarebbe comunque un avvenimento inaudito, dal momento che la base del partito ha sempre fatto pressioni sui propri rappresentanti perché fossero pro armi, ma Trump in questi giorni sta affrontando un diverso tipo di pressione nella direzione opposta, esercitata direttamente dagli studenti sopravvissuti al massacro di Parkland, che non danno cenni di voler diminuire i loro sforzi.

Un gruppo di questi studenti, subito dopo il funerale dei compagni di scuola, si è messo in viaggio per ribadire che «Abbiamo sicuramente l’obbligo morale di fare qualcosa, considerando che tante persone innocenti che conosciamo sono morte».