Il referendum consultivo che sta facendo tremare il gigante dai piedi d’argilla – il Pd bolognese – è stato promosso da una decina di volontari riuniti nel «comitato 33», un nome ispirato dall’articolo della Costituzione che riconosce ai privati il diritto di istituire scuole «senza oneri per lo Stato».

Il 5 dicembre 2012 il comitato guidato da Isabella Girelli, mamma di una dei 423 bambini esclusi quest’anno dalla scuola materna pubblica, ha depositato oltre 13 mila firme, 4 mila in più di quelle necessarie. Un miracolo di partecipazione che ha spinto il sindaco Pd Virginio Merola a indire un referendum cittadino il 9 gennaio. Da quel momento la sfida di Bologna è diventata una bomba. Stefano Rodotà ha accettato la nomina a presidente onorario del comitato promotore attorno al quale si è radunata l’intera opposizione al governo delle larghe intese: Movimento 5 stelle e Sel, oltre che Rifondazione e Comunisti Italiani, Fiom , tutti i sindacati di base, scrittori e artisti come Camilleri, Guccini o Sabina Guzzanti. Per Flc-Cgil, Bologna è diventata il simbolo dell’uso delle risorse pubbliche per la scuola e chiede di «statalizzare» 2500 sezioni materne in tutto il paese nei prossimi 5 anni.
Il Pd è favorevole ad usare le risorse pubbliche per finanziarie le 26 (su 27) scuola cattoliche paritarie.

In un’intervista a Avvenire il sindaco Merola ha assicurato che continuerà comunque a finanziare il «sistema integrato» tra scuole pubbliche e private, qualunque sarà il risultato del referendum.. Su questa linea si è schierato l’establishment cattolico (il capo della Cei Bagnasco e addirittura Papa Bergoglio) e poi Legacoop, Confcooperative, Comunione e Liberazione, gli industriali e i commerciati di Bologna. In ballo è il sistema della «sussidiarietà», cioè la linfa vitale che regge il potere nelle regioni appenniniche. Questa mescolanza di potere economico, politico e spirituale ha spinto Romano Prodi, a prendere le difese del sistema istituito dalla legge sulla parità (62/2000) voluta da un governo di centrosinistra. Anche Luigi Berlinguer, autore dell’omonima riforma di scuola e università, è sceso in campo a difesa del «sistema integrato fra scuole comunali, statali e paritarie».

Una vittoria dell’opzione «A» (cioè l’uso di 1,200 milioni di euro annui a favore delle materne statali e comunali) mette a rischio il patto con i cattolici usato dal centrosinistra per svuotare di senso l’istruzione pubblica e aggirare il dettato costituzionale. Lo ha capito Nichi Vendola che ha recuperato tonicità colpendo a ripetizione il sindaco Merola. Da lui molti si aspettano che applichi anche in Puglia i principi costituzionali che invoca per Bologna. Sel ha una certa influeza suglie equilibri politici della maggioranza di Palazzo d’Accursio. Il consigliere regionale Gian Guido Naldi ha ipotizzato che Merola voglia «buttare Sel fuori dalla giunta» per aprire alle larghe intese. Ipotesi smentita dagli interessati. Ma è indubbio che nella sfida di Bologna sia in gioco il senso per la sussidiarietà e per il privato che il Pd (Pds e Ds) hanno coltivato per vent’anni.