Una bella sorpresa d’estate. O una doccia gelata. A seconda di chi la guardi, la sentenza emessa ieri dalla Corte costituzionale è certamente importante, e potrebbe cambiare i rapporti di forza interni alla Fiat: bene l’ha presa la Fiom, a cui i giudici della Consulta hanno dato ragione. Male, malissimo l’ha accolta l’ad del Lingotto, Sergio Marchionne: che adesso chiede una legge, per operare con certezza sulla rappresentanza.

La vittoria della Fiom, attenzione, consiste nella bocciatura dell’articolo 19 (o meglio, di una parte di esso) di una legge amatissima a sinistra, lo Statuto dei lavoratori: quell’articolo, applicato alla lettera dalla Fiat, aveva escluso la Fiom dalla rappresentanza aziendale. I fatti erano avvenuti quando il Lingotto aveva deciso di uscire dalla Confindustria e crearsi un contratto su misura per le proprie fabbriche, e lo aveva successivamente siglato con tutti i sindacati, tranne la Fiom.

La Fiat aveva a quel punto deciso di applicare alla lettera l’articolo 19, escludendo – legalmente – la Fiom dall’elezione delle Rsa: lo Statuto dispone infatti all’articolo 19 che possano avere Rsa solo i sindacati firmatari del contratto. In realtà non è la formula originaria dello Statuto del 1970 ad aver introdotto queste regole: fu una riforma di quell’articolo, successiva a un referendum del 1995, a definirle.

Ma, evidentemente, contro la Costituzione. La Fiom ha deciso quindi di fare immediatamente ricorso, in particolare appellandosi agli articoli 2, 3 e 39 della nostra Carta fondamentale: secondo i suoi legali, l’articolo 19 dello Statuto lede il principio solidaristico e viola i principi di uguaglianza e libertà sindacale, in particolare il «divieto» di discriminazione sulla base dell’appartenenza a un partito o a un sindacato. La Consulta, ieri, ha evidentemente ritenuto fondati i rilievi della Fiom.

La Corte, si legge nella nota emessa alla fine della camera di consiglio, «ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 19, 1 c. lett. b della legge 20 maggio 1970, n. 300 (“Statuto dei lavoratori”) nella parte in cui non prevede che la rappresentanza sindacale aziendale sia costituita anche nell’ambito di associazioni sindacali che, pur non firmatarie di contratti collettivi applicati nell’unità produttiva, abbiano comunque partecipato alla negoziazione relativa agli stessi contratti quali rappresentanti dei lavoratori».

In serata è arrivata una nota molto critica della Fiat: «Con questa decisione – dicono a Torino – la Corte ha ribaltato l’indirizzo che aveva espresso nelle precedenti numerose decisioni sull’argomento nei 17 anni durante i quali è in vigore l’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori nella sua attuale formulazione. Sembra che la Consulta abbia collegato il diritto a nominare le Rsa alla partecipazione alla negoziazione dei contratti. Se questa lettura è corretta, la decisione non appare riferibile alla posizione assunta dalla Fiom, che, a priori, ha sempre rifiutato qualsiasi trattativa sui contenuti del contratto di Fiat S.p.A. e di Fiat Industrial».

«Fiat – continua l’azienda – ha sempre preso tutte le decisioni di tipo industriale tenendo conto della legislazione vigente e in particolare, dell’articolo 19 dello Statuto, modificato nel 1996 in seguito al referendum del 1995. Ricordiamo che il referendum che ha introdotto l’articolo 19 nella sua presente forma fu promosso da Rifondazione Comunista e dai Cobas con l’appoggio pieno della Fiom». «Viste le incertezze sollevate da questa decisione della Corte, la Fiat rimette piena fiducia nel legislatore affinchè definisca un criterio di rappresentatività più solido e più consapevole delle delicate dinamiche delle relazioni industriali, che dia certezza di applicazione degli accordi, garantisca la libertà di contrattazione e la libertà di fare impresa».

Incassa Maurizio Landini: «La Costituzione rientra in fabbrica – dice il leader Fiom – È una vittoria di tutti i lavoratori. Non ci sono più alibi: il governo convochi subito un tavolo con la Fiat e tutti i sindacati per garantire l’occupazione e un futuro industriale». «È ora – conclude – che il Parlamento approvi una legge sulla rappresentanza». Critica invece la Fim Cisl: «Nella sentenza ci sono contraddizioni». Soddisfazione per la pronuncia da Cgil, Pd, Sel e Prc.