Quel sì pronunciato concesso con trasandato scetticismo, quella battuta «una commissione non si nega a nessuno» di Bersani quando due settimane fa ha accettato la nascita di una commissione Pd sulla modifica dell’Italicum (peraltro contenuta in una relazione del segretario che la minoranza non ha votato) ora rischia di provocare un’imbarazzante frattura fra le minoranze Pd. La mossa era una trappola costruita persino senza convinzione contro i dem del No al referendum. Invece ora rischia di scattare. E sarebbe un’ultima pessima figura per Cuperlo, Bersani e il resto della vecchia ’ditta’ che già si trovano nella sgradevole posizione di bocciare al referendum una legge più volte votata in aula.

Ieri la famosa commissione si è riunita davvero, dopo il primo giro di opinioni della settimana scorsa. Il vicesegretario Guerini, il presidente Pd Orfini, i capigruppo Zanda e Rosato e Gianni Cuperlo, delegato dalle minoranze, si sono ritrovati in mattinata al gruppo Pd alla camera. Le posizioni di partenza sono distanti fin dalla ’mission’ dell’organismo: Cuperlo vuole impegnare Renzi su una nuova proposta di legge elettorale che contenga alcuni ’paletti’ («un equilibrio tra rappresentanza e governabilità, e la scelta dei collegi uninominali per recuperare un legame di conoscenza tra elettori ed eletti»), da sottoporre poi alle altre forze politiche. La maggioranza renziana inverte le priorità: la proposta prima deve avere consenso della maggioranza dei partiti. Le differenze sembrerebbero confermate dalle parole caute di Guerini a fine incontro: «Ci siamo confrontati sul metodo di lavoro, c’è una comune voglia di lavorare e faremo altri approfondimenti tra noi e anche una verifica sulla disponibilità delle altre forze politiche».

Ma la verità presto sarà chiara: Renzi è determinato a mettere in difficoltà le minoranze che fondano il loro No al referendum sul ’vecchio’ Italicum. Ed è disposto a concedere molto pur di dimostrare che il loro atteggiamento è pregiudiziale e non «nel merito». Tanto dopo il referendum dio vedrà e provvederà. E così i renziani potrebbero essere pronti a accettare molto dei ’paletti’ di Cuperlo. Chiede una «proposta del Pd»? Potrebbe arrivare, magari per titoli. E magari avendo prima «esplorato» alleati e opposizioni. E se M5S, Forza Italia e Sinistra sono indisponibili fino al referendum, «pazienza, ne discuteremo con gli alleati Alfano, Nencini e Dellai», spiega chi lavora all’accordo. Cuperlo chiede che questa nuova proposta sia formalizzata: un documento siglato o meglio approvato da una direzione del Pd. E uno straccio di formalizzazione potrà arrivare, magari un testo depositato alla commissione Affari costituzionali perché Renzi, si sa, ritiene «da matti» trasformare l’Italicum «in un tormentone» in piena campagna referendaria.

Cuperlo chiede infine che entro fine ottobre sia chiara la volontà di Renzi. Ma anche Renzi vuole chiudere la questione entro la kermesse per il Sì del 29 ottobre. Se il segretario riuscirà a convincere Cuperlo, la minoranza bersaniana, ormai impegnata attivamente sul fronte del No, dovrà comunque rifiutare l’accordo. Insomma la possibile figuraccia per la sinistra Pd volteggia già all’orizzonte, per la gioia del segretario. Che ieri ha ripetuto: «L’Italicum strafunziona ma sono disposto a cambiarlo per evitare polemiche». La preoccupazione nelle file bersaniane si fa sentire nelle parole del senatore Fornaro: al di là della buona volontà, «non c’è più tempo. E il dato oggettivo rimane che il 4 dicembre si va a votare con l’Italicum vigente».