La carta stropicciata e increspata come le catene montuose della valle del Panjshir, in Afghanistan. Quei sentieri impervi che presto si tingono di rosso, prima per le esplosioni delle bombe, poi per il fuoco, infine per il sangue dei caduti che su quelle montagne stanno combattendo una dura guerra contro i sovietici. Inizia così il bellissimo doc animato della pluripremiata autrice rumena Anca Damian, The Magic Mountain del 2015.

È la storia del polacco anticomunista Adam Jacek Winkler che negli anni ’80 si unì ai mujaheddin per fermare l’invasione russa. La voce narrante che ci accompagna lungo tutto il racconto è la sua che dialoga con l’amata figlia Ania lasciata in Polonia. Lui stesso si definisce «l’ultimo cavaliere del ventesimo secolo» per «come ho vissuto la fine del mondo. Perché posso dire che l’ho vissuta davvero e anche parecchie volte» in una sorta di sottotitolo immaginario. Winkler era un’idealista, scappato dalla Polonia, rifugiatosi a Parigi e che poi, dopo anni di battaglie politiche e manifestazioni, finalmente capisce dov’è il suo posto e qual è la causa da abbracciare per molti anni, affianco al comandante militare della Resistenza, Massoud.

Il film comincia come un manuale di regole di sopravvivenza fondamentali, «non morire se possibile», «avere un minimo di fortuna», «sapere ciò che si vuole», nel suo caso «lottare contro il bolscevismo» e «saper prendere una decisione importante al momento giusto». Una storia poco conosciuta che la Damian realizza con una complessa tecnica di animazione, mescolando generi molto diversi. Un lavoro minuzioso e meticoloso, quasi artigianale prodotto con materiali semplici, capaci di mostrare la durezza e le condizioni estreme vissute fra le montagne e sotto i bombardamenti in maniera poetica, con grazia e drammaticità insieme. Immagini realizzate con cartoni colorati, disegni dipinti a mano libera su una lastra di vetro, o ancora marionette di carta che cadono sotto i colpi dei fucili, personaggi in plastilina. Tutto questo insieme a materiale originale di Winkler, fotografie e video in pellicola, che lo ritraggono insieme agli altri combattenti. Lettere, diari, documenti, rielaborati fra collage e stop motion.

Un lavoro che ha partecipato a numerosi festival in giro per il mondo e che pochi giorni fa è stato ospite a Bologna della diciottesima edizione del Future Film Festival, diretto da Giulietta Fara e da Oscar Cosulich, dedicato alle tecnologie applicate all’animazione, al cinema, ai videogame, ai nuovi media. Tema di questo anno Welcome Aliens che mette la rassegna al centro di un dibattito di grande attualità sul tema dell’accoglienza, a partire da come il cinema ha trattato il tema della diversità fra i terrestri «noi» e gli «alieni» loro. Anca Damian, recentemente vincitrice del premio Eurimage alla miglior regia femminile, con il suo stile riconoscibile già nel 2011 aveva raccontato in Crulic – The Path to Beyond, anche questo passato dal festival bolognese, la storia di un uomo chiuso ingiustamente nelle carceri polacche morto durante uno sciopero della fame. Il film è stato in concorso a Locarno, poi premiato al festival di Annecy nel 2012.

Il Future Film Festival, in programma fino a domenica, presenterà molte anteprime fra lungometraggi e corti, webseries e youtuber oltre ad alcune mostre fra cui Manga Hokusai Manga che celebra il maestro giapponese Hokusai, mostrando il suo libro di schizzi, utile per capire le radici del manga contemporaneo con il quale si confronta. Stampe, libri illustrati d’epoca e tavole. Mostra realizzata grazie alla Japan Foundation, al MAMbo fino al 22 maggio.