La scorsa settimana l’Assembleia da Republica portoghese ha approvato in prima lettura l’Orçamento do Estado 2016 (OE2016). I conservatori, all’angolo, reagiscono come pugili suonati, certo, non ha tutti i torti Assunção Cristas, dirigente del Centro Democratico Social – Partido Popular (Cds/Pp), quando afferma che «questo è il bilancio che nessuno vuole ma che la sinistra approva» solo che la questione messa in questi termini è mal posta. Sì perché nei fatti è vero che la legge finanziaria non riflette interamente i desiderata di nessuno dei 4 partiti che compongono la maggioranza, ma è altresì vero che Partido Socialista (Ps), Partido Comunista Português (Pcp), Partido Ecologista os Verdes (Pev) e Bloco de Esquerda (Be) hanno piena consapevolezza di come questo sia, dato il contesto, il miglior risultato che si potesse ottenere.

Già perché la notizia, o la non notizia, è che tra i partiti che appoggiano il governo guidato dal socialista António Costa non ci sono state né polemiche né defezioni di sorta, insomma tutto sembrerebbe filare via liscio senza incidenti di percorso. Un caso unico in Europa se pensiamo a quanto succede, o è successo, in Grecia e in Italia, dove le tensioni interne al governo Tsipras o Prodi hanno portato a stretto giro a nuove elezioni. O in Germania e Spagna dove intese di questo tipo incontrano resistenze durissime.

Tuttavia le parole di Cristas restituiscono le difficoltà di una destra che da una parte si deve confrontare con una maggioranza compatta e dall’altra con giudizi sull’Orçamento che sono perlopiù positive. Moody’s e Barclays, ad esempio, pur con qualche perplessità relative al raggiungimento degli obiettivi di deficit, considerano realista la strategia di bilancio adottato dal governo. Insomma contenimento e espansione, perché comunque la Deloitte, una delle più importanti società di revisione e consulenza del mondo, ha calcolato che, grazie soprattutto all’abolizione della sovrattassa sul reddito o del contributo di solidarietà sulle pensioni, il potere di acquisto delle famiglie aumenterà considerevolmente. E poi ci sono i mercati internazionali, la famigerata mano invisibile capace di affondare uno stato, che – data la significativa discesa dei tassi di interesse sul debito decisamente più accentuata di non quanto succeda nel resto del continente – esprime anch’essa una valutazione implicitamente favorevole. Infine la fiducia dei consumatori e del clima economico: l’Instituto Nacional de Estatistica (Ine) registra una crescita in entrambi gli indicatori.

Al di là dell’indubbio successo va sottolineato come la strada per Costa sia ancora tutta in salita. Intanto perché alla Commissione europea, che pur ha dato il suo avallo, i consensi sull’OE2016 non sono tutti positivi e, in caso di squilibri futuri, la fazione più intransigente potrebbe tornare a dare battaglia. Insidie potrebbero poi arrivare anche dal fronte interno, oltre, come è ovvio, dall’opposizione di centro destra, anche i mass-media sono piuttosto freddini, se non esplicitamente ostili alle politiche adottate dal nuovo primo ministro.

C’è poi l’affaire Novo Banco, l’istituto di credito nato dal fallimento del Banco Espirito Santo, di proprietà del Fundo de Resolução, ente di diritto pubblico costituito nel 2012 per intervenire in caso di difficoltà nel settore bancario. L’Europa preme affinché venga privatizzata, Be e Pcp invece propongono la nazionalizzazione che, peraltro, potrebbe anche fare risparmiare diverse centinaia di milioni di euro alle casse dello stato.

Altro campo caldo è quello della rinegoziazione del debito pubblico. Come spiega Ricardo Paes Mamede questa è probabilmente la questione di maggiore importanza. Senza una riduzione del carico di spesa in tassi di interesse sarà impossibile promuovere politiche di redistribuzione e di rilancio dell’economia. La questione è posta, presto potrebbe nascere un gruppo di studio a tre con Pcp, Ps e Be il cui ‘obiettivo è quello di trovare possibili soluzioni.