La tempra da combattente di Nelson Mandela resiste anche durante quella che ha tutta l’aria di essere la sua battaglia finale la quale, quest’ultima, dopotutto, umanizzando l’aura di leggenda che lo sovrasta, ci ricorda che esiste oltre al mito l’uomo Mandela e la sua mortalità. L’ultimo comunicato del portavoce di Zuma, Mac Maharaj, sullo stato di salute di Madiba è stato diffuso nel tardo pomeriggio di ieri facendo tirare un cauto e fragile sospiro di sollievo dopo che mercoledì sera, a seguito della visita di Zuma al Mediclinic Heart Hospital di Pretoria per un aggravamento ulteriore delle sue condizioni, erano state diramate dalla Presidenza poche terribili e laconiche righe che lasciavano intravedere ormai come prossimo l’annuncio della morte dell’amato leader. Il quadro clinico di Mandela pare fosse talmente precipitato da far cancellare la visita del presidente Zuma in Mozambico fissato per ieri a Maputo dove avrebbe dovuto prendere parte a un summit.

Durante la notte poi Mandela sarebbe però migliorato pur restando in condizioni «critiche ma stabili», hanno confermato i medici dell’equipe di Pretoria al presidente Zuma il quale ieri verso il tramonto si è nuovamente recato a visitare l’ex compagno di lotta al regime bianco dell’apartheid. Restano ore di attesa e di ansia, per la gente di Mandela, per il mondo che segue a distanza e soprattutto per la famiglia di Madiba. La quale fatica a preservarsi uno spazio privato lontano dalle telecamere nonostante i continui appelli al rispetto della privacy diffusi anche dalla stessa amministrazione Zuma. E proprio la figlia maggiore di Mandela, Makaziwe, ieri non ha esitato a scagliarsi contro certa stampa internazionale definendola razzista per essersi spinta oltre ogni limite rispettabile violando la privacy del padre e la sacralità di momenti considerati tali da certe culture. «C’e una parte di lui che deve essere rispettata» ha aggiunto dopo aver ribadito che Mandela è ancora vivo e nonostante si sia aggravato, interagisce rispondendo se qualcuno gli parla e cercando di aprire gli occhi. In questa incertezza generale che sta cadenzando l’agenda politica e quella della gente comune, è atteso per oggi l’arrivo dal Senegal del presidente americano Barack Obama in visita ufficiale nel Paese per colloqui bilaterali con il presidente Zuma che si terranno sabato all’Union Buildings di Pretoria.

[do action=”citazione”]Il quadro clinico pareva precipitare, poi nella notte sarebbe migliorato, pur restando «critico ma stabile»[/do]

La Presidenza sudafricana ha già annunciato una accoglienza calorosa ricordando che gli Stati Uniti rappresentano un importante partner commerciale del SudAfrica che ospita 600 aziende americane le quali danno lavoro a 150,000 persone del posto e che la visita di Obama sarà un’occasione significativa per migliorare la cooperazione tra gli Stati Uniti e il continente africano in generale. Toni assolutamente contraddetti dalla campagna contro le politiche governative statunitensi – definite di sfruttamento neoliberista, colonialismo razzista e di sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente – e contro la visita di Obama lanciata il 19 giugno scorso dal South African Communist Party (Sacp) e da associazioni tra cui il South African Students Congress (Sasco), il Muslim Students Association(Msa), il Congress of South African Trade Unions (Cosatu), il Friend of Cuba Society (Focus) e il Boycott, Divestment and Sanctionsagainst Israel in South Africa (BDS South African). Anche in questo caso, però, tutto resta all’ombra di Tata Madiba. In comune hanno il fatto di vantare un primato: l’uno, Nelson Mandela, quello di essere il primo Presidente nero del Sudafrica eletto durante le prime elezioni libere e democratiche nel 1994, l’altro, Barack Obama, quello di essere il primo presidente afro-americano degli Sati Uniti. I due si sono incontrati una sola volta durante la visita dell’ex presidente sudafricano a Washington quando Obama era stato appena eletto senatore.

Il viaggio di Obama in Africa sarebbe stata l’occasione, probabilmente da tanto ambita, per Obama, di incontrare il vecchio leader da lui definito ieri «eroe del mondo». Sfortunatamente, le gravissime condizioni di salute di Nelson Mandela oltre a schermare secondo alcuni il viaggio del presedente americano – o secondo altri a oscurare invece i buchi neri dell’amministrazione Obama nel non aver saputo onorare le aspettative suscitate dalla sua elezione del 2008 nelle amministrazioni e nella gente degli stati africani – rendono ancora incerta e vedono sempre più sfumare l’eventualità di un incontro tra i due. Tra le dichiarazioni della Casa Bianca secondo cui Obama si rimetterà alle decisioni della famiglia di Mandela e quelle del ministro degli esteri sudafricano, Maite Nkoana-Mashabane, la quale ha già escluso durante una conferenza stampa l’eventualità di una visita a Madiba in ospedale per il Presidente degli Stati Uniti.