Limiti al numero di calciatori in prestito durante le finestre del mercato. E un tetto alle richieste dei procuratori sulla percentuale per il passaggio di un atleta da un club a un altro. Il potere degli agenti nel mercato estivo sta spingendo la Fifa a intervenire duramente per regolamentare le zone grigie nelle trattative che vedono i procuratori spostare i calciatori come pedine, arrivando a chiedere cifre spropositate per indirizzarne la conclusione positiva.

E DUNQUE, oltre al limite di prestiti per un solo club, otto con scalo a sei entro il 2022/2023 e un massimo di tre trasferimento a titolo temporaneo tra due club (formula valida per gli under 21 e i calciatori non cresciuti nel vivaio), l’intervento della Fifa, emerso  da un vertice di due giorni fa, prevede per i super procuratori non oltre il 10% del prezzo pagato da un club per il trasferimento di un calciatore. L’agente dal suo canto non potrà incassare oltre il 3% dello stipendio dell’assistito e il 3% dell’importo fissato per il cartellino, ricevendo il compenso dalla società che acquista. Insomma, dovrebbero essere solo un ricordo i 27 milioni di euro finiti nelle tasche di Mino Raiola per il passaggio a titolo gratuito di Paul Pogba dalla Juventus al Manchester United, somma pagata dal club inglese, oppure i 15 milioni garantiti dall’Arsenal ai procuratori del francese Pepè, sfilato al Napoli o ancora quasi otto milioni (su 17,5 mln) per Jorge Mendes nel viaggio della punta Vinicius.

L’AFFAIRE procuratori era nelle mani della Fifa (e delle federazioni nazionali) sino al 2005, con un esame da superare e un equilibrio di potere tra club e calciatori. Poi, le pressioni dei club stessi e la crescita del potere d’acquisto degli atleti hanno portato alla deregulation voluta da Sepp Blatter durante la sua presidenza, con figure intermedie senza formazione e conoscenza a muovere le fila delle transazioni, aggirando una norma stabilita dalla Fifa, il TPO (Third Party Ownership), ovvero investimenti effettuati da soggetti esterni all’ordinamento sportivo – fondi di investimento in genere, ma anche soggetti privati -, i quali in tale modo acquisiscono, in tutto o in parte, i diritti economici derivanti dalla prestazione sportiva degli atleti professionisti, al fine di ricavarne un profitto al momento dell’eventuale futuro trasferimento. Un escamotage che porta il club a essere titolare del diritto delle prestazioni sportive, mentre il soggetto terzo ne diventa praticamente proprietario (quindi, tihrd party ownership).

UNA SITUAZIONE limite, al punto che la Fifa, lo scorso anno, si era già seduta al tavolo per un giro di vite sull’attività dei procuratori, impegnandosi a riscrivere le regole, con un tetto del 5% sull’ammontare del contratto del calciatore assistito, più un bonus da 10 mila dollari, assieme a un tetto di mandati che una società può conferire a un agente o alla sua agenzia, con ipotesi a cinque.