Quasi non ci crediamo, alla fine di un anno così accidentato, eppure sono in arrivo buone notizie. Notizie che dimostrano come in un mondo dove i pesci grossi diventano sempre più grossi, inglobando tutto quello che sta intorno, c’è qualcuno che ha voglia di resistere e contrattaccare. Parliamo qui di due donne, Cindy Spiegel e Julie Grau, la cui casa editrice, Spiegel & Grau appunto, è stata chiusa nel 2019 dall’entità gigantesca di cui faceva parte, la solita Penguin Random House, appartenente al gruppo tedesco Bertelsmann.
Di questo orco editoriale dalla fame insaziabile abbiamo scritto nelle settimane scorse perché Penguin Random House è sul punto di annettere la rivale Simon & Schuster, una delle cinque maggiori sigle degli Stati Uniti. E a quanto è dato capire, nonostante le proteste dei tanti che vedono nell’operazione un ennesimo colpo alla pluralità editoriale, è quasi sicuro che nel 2021 la fusione andrà in porto.
Nel caso di Spiegel & Grau, comunque, il delitto è già stato commesso, e pure archiviato – e usiamo la parola “delitto” a ragion veduta, perché la casa editrice ha dovuto interrompere la sua attività, nonostante vantasse una serie di best-seller da fare invidia a qualsiasi editore, dal lancio di uno dei più interessanti saggisti del panorama statunitense, Ta-Nehisi Coates, alla pubblicazione del memoir di Piper Kerman, Orange Is the New Black, che ha poi dato origine a una serie tv di grande successo. E non basta: prima di fondare nel 2005 la casa editrice che portava il loro nome, le due signore avevano a lungo lavorato insieme a Riverhead Books, dove avevano individuato autori poi divenuti famosissimi, come il Khaleid Hosseini del Cacciatore di aquiloni. Insomma, un bel medagliere, che non è bastato a impedire la fine della casa editrice che porta(va) il loro nome.
La fine? Ebbene no. Questa settimana, scrive sul New York Times Alexandra Alter, le due editor hanno annunciato che Spiegel & Grau risorge come sigla indipendente con un progetto ambizioso, proiettato verso il futuro del settore, un futuro nel quale – piaccia o non piaccia – fare libri sarà solo uno dei molti segmenti dell’attività editoriale.
A separarsi, dopo un quarto di secolo trascorso a lavorare insieme, Cindy Spiegel e Julie Grau non hanno pensato per un attimo, e probabilmente hanno dedicato poca attenzione anche alle numerose offerte di lavoro ricevute dopo la dismissione da Penguin Random House. “Ci siamo guardate e ci siamo dette, come sarebbe se ricominciassimo da zero, in un mondo dove un libro non è più solo un oggetto fisico?”: la risposta è la nuova Spiegel & Grau che, spiega Alter, “produrrà tra i 15 e i 20 titoli l’anno, cui si affiancheranno audiolibri e podcast originali. La società lavorerà anche su adattamenti per cinema e tv ed è stato firmato un accordo per sviluppare progetti con Amazon Studios”.
Il primo libro della casa editrice uscirà in luglio: il titolo ancora non c’è, ma sarà un memoir, la storia dell’amicizia fra l’autrice, Catherine Raven, e una volpe selvatica. Quanto al versante audio, è in programma un podcast, Believe Her, un reportage narrativo della giornalista Justine van der Leun su un caso di violenza domestica, realizzato con Lemonada Media, una società specializzata nel settore.
Aprire una casa editrice nel 2020 – commenta Alter – può sembrare un azzardo, ma “per certi versi è anche il momento giusto per introdurre un nuovo modello editoriale”, visto che a dispetto della (o grazie alla) pandemia le vendite dei libri sono cresciute rispetto al 2019, per non parlare dell’attuale trionfo di ebook e audiolibri. Sarà vero? L’onda montante continuerà? In ogni caso, tutti gli auguri possibili alle audaci signore.