Incarico pieno, semipieno, semivuoto, preincarico, o cosa? Tutto in realtà gira sul richiamo fatto dal Capo dello Stato a un sostegno parlamentare «certo». È questa la parola chiave che affatica gli esegeti. Aspettiamo ancora il calcio di inizio?

A mio avviso, Bersani l’incarico l’ha di fatto avuto. Nella formula utilizzata dal Capo dello Stato, la parte «sostegno parlamentare» è una ovvietà, in quanto per ipotesi indefettibile. Ma quando è «certo» il sostegno? Soltanto quando si vota, e i numeri lo certificano. Mai prima. Sarebbe forse politicamente auspicabile che così non fosse.

Ma non sarebbe costituzionalmente corretto trovare una condizione insuperabile per la nascita di un governo in una predefinita “qualità” del sostegno parlamentare. Ciò significherebbe assumere a condizione impegni e accordi che non potrebbero mai avere valenza giuridica per lo stesso dettato dell’art. 67 della Costituzione.

E accanto alla strada maestra di una libertà di voto – quella che ha fatto eleggere il presidente del Senato – ci sono poi i viottoli dell’uscita dall’aula, della non partecipazione al voto, dell’astensione. C’è la fiducia, come la non-sfiducia. L’esito di un voto di fiducia, e la sua dimensione numerica, rimangono affidati a una valutazione intrinsecamente probabilistica.