La Fiat ha dovuto accettare una tregua con la Fiom dopo la sentenza della Corte Costituzionale ma non per questo i diritti sindacali diventano di facile accesso per i metalmeccanici della Cgil. Nello stabilimento di Pomigliano d’Arco, per esempio, per indire un’assemblea bisogna pianificare una strategia di guerra. Lunedì scorso, infatti, l’azienda ha comunicato alla Fiom che l’incontro di due ore con gli operai, richiesto il 3 dicembre e previsto per domani, non ci sarebbe stato perché le organizzazioni firmatarie (Fim, Uilm, Fismic e Ugl) hanno già impegnato tutto il monte ore disponibile (dieci in un anno). Non solo, non sarebbero intenzionate a dividerle con la Fiom neppure l’anno prossimo.

La prima assemblea all’interno dei cancelli del Giambattista Vico dal 2010 era anche un atto simbolico, la possibilità di parlare con gli operai sul luogo di lavoro e non intercettandoli all’ingresso, sotto lo sguardo delle guardie giurate. «Abbiamo risposto – racconta Franco Percuoco, della segreteria Fiom per il settore auto – che volevamo vedere il calendario delle altre organizzazioni, così avremmo fatto l’assemblea in contemporanea con la loro. Oggi (ieri ndr) ci è arrivata una nuova comunicazione: le altre sigle rinunciano a un’ora per permetterci di tenere la nostra riunione». La data dovrebbe slittare al 18 dicembre.

Si tratta per i sindacati del sì di una sconfessione delle proprie opinioni espresse martedì: «Le assemblee – spiegava Giuseppe Terracciano, segretario generale della Fim di Napoli – sono nella disponibilità delle Rsa delle organizzazioni di categoria firmatarie di contratto, per cui noi non possiamo riconoscere chi il contratto non lo ha sottoscritto». Ieri invece Crescenzo Auriemma, segretario regionale Uilm, spiegava: «Le Rsa hanno consegnato all’azienda un documento unitario con il quale rinunciano a un’ora. In questo modo la Fiom potrà usufruirne quando e come meglio crede». Un cambio di rotta a cui replica ancora Percuoco: «Difronte alla nostra volontà di tenere comunque l’incontro hanno dovuto cedere. Sanno che la sentenza della Corte obbliga la Fiat a farci esercitare i nostri diritti sindacali, se avessero insistito avremmo sollevato il problema nelle sedi opportune. Non hanno voluto fare l’assemblea con noi? Non è escluso che ci presenteremo comunque alla loro». L’oggetto della discussione restano i contratti di solidarietà: circa 2mila operai lavorano tutti i giorni da tre anni mentre altrettanti sono in cassa integrazione, molti non sono mai tornati sulle linee. I 19 della Fiom che hanno vinto la causa per discriminazione hanno fatto brevi rotazioni nella logistica o come test driver ma nessuno ha avuto accesso ai reparti dove si lavora la Panda, l’unico modello sfornato nel napoletano. «Con i contratti di solidarietà – conclude Percuoco – si vuole iniziare a dare una risposta ai tanti lavoratori esclusi e ridare una dignità a quelli sulle linee, superando di fatto la divisione della fabbrica in tre settori A, B e C nata proprio come spauracchio per tenerli sempre in silenzio e sottomessi. E’ una soluzione temporanea in attesa di nuovi modelli che garantiscano la piena occupazione per Pomigliano, Nola e l’indotto auto, come la Pcma».