Visioni

La fiaba punk dei Siksa, un melodramma politico senza nessuna ideologia

La fiaba punk dei Siksa, un melodramma politico senza nessuna ideologiaSiksa – foto di Aga Murak

Musica Alex Freiheit e Nuri, il duo polacco al Festival di Santarcangelo

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 14 luglio 2022
Marco De Vidi SANTARCANGELO DI ROMAGNA

Una tempesta di irriverenza e follia si è abbattuta su Santarcangelo quando tra i molti eventi in programma nel primo weekend del festival, sono saliti sul palco dello Sferisterio i polacchi Siksa, duo formato dalla performer Alex Freiheit e dal bassista Buri, a trascinare il fortunato pubblico in un concerto delirante e divertentissimo. Distortissimi riff noise e metal accompagnano la narrazione di una assurda fiaba in polacco, in una sorta di melodramma punk in cui Alex salta e corre su e giù dal palco, imita topi, talpe, cavalli e i molti animali protagonisti della storia, passa dal cantato melodico, al rap, al growl, in un’esplosione di energia festante e liberatoria, che poteva concludersi solo con un trenino condotto dalla frontwoman fuori dagli spazi dedicati al concerto.

L’APPROCCIO nonsense e giocosamente sfacciato dissimula la grande consapevolezza della band. Siksa in polacco è un termine dispregiativo, usato per apostrofare una ragazzina ingenua e un po’ stupida. Alex lo rivendica, «sono cresciuta in una famiglia molto tradizionalista e vivo in un paese conservatore, e quando adotto la prospettiva di Siksa per me è come essere di nuovo un’adolescente, ma sono io a fare le regole». Il gruppo nasce con l’idea di irridere e denunciare l’oppressione della società patriarcale, a partire da un episodio di violenza subito da Alex. «È più facile essere coraggiosa sul palco, ed è per questo che ho deciso di parlare di violenza, di stupro, di politica. Ma dopo molti concerti così, ora stiamo mettendo in scena una fiaba e questo perché i tempi sono duri, la situazione politica in Polonia è molto peggiorata, abbiamo un governo di destra che ha abolito la legge sull’aborto. Noi combattiamo, andiamo in strada, ma abbiamo anche bisogno di speranza e di gioia».
In questi otto anni il gruppo ha girato tutta Europa portando tanto in centri sociali quanto in gallerie d’arte e luoghi istituzionali il suo mix di punk, attivismo, performance, poesia e teatro. La fiaba melodramma è disponibile anche come libro (con testi in polacco e in inglese), mentre un paio di dischi sono diventati dei film: Stabat Mater Dolorosa, che dal 2019 conta più di duecento proiezioni in tutto il mondo, e Revenge on the enemy, realizzato insieme al regista Piotr Macha, tratto dal disco Zemsta na wroga, un film muto e senza colonna sonora, «perché riguarda una storia di stupro e non è permesso parlare di questi argomenti nel nostro Paese».

L’approccio nonsense e giocosamente sfacciato dissimula la grande consapevolezza della band. Siksa in polacco è un termine dispregiativo, usato per apostrofare una ragazzina ingenua e un po’ stupida.

MENTRE Alex ha rifiutato diverse volte di apparire in programmi televisivi molto seguiti («sarebbe come svendere la nostra rabbia»), la scena punk li rifiuta, «anche se qualcuno in noi ritrova quell’essenza di band anarchiche come Crass e Chumbawamba, che hanno ispirato moltissimo il nostro lavoro», riflette Buri. «Noi siamo sicuramente parte di un movimento di protesta, ma stiamo lontani dalla politica ufficiale, non siamo legati a nessun partito o ideologia».
Oltre alla musica suonata, il loro impegno prende forma nel centro culturale Latarnia na Wenei («il faro su Venezia», soprannome popolare dato al lago di Jelonek), spazio fondato nella città in cui entrambi vivono, a Gniezno. «Gestiamo un luogo che è una casa della cultura aperta a tutti» continua Buri, «dove invitiamo persone che conosciamo dall’ambiente musicale, del teatro, della fotografia, a fare delle cose per il nostro quartiere, a organizzare mostre o workshop per i bambini. Per noi lavorare per la comunità in questo modo è l’altra faccia del fare performance d’impatto su un palco. Ci fa bene, perché lavorando con la cultura guardiamo alle cose con una prospettiva più ampia e profonda».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento