E alla fine in Figc arriva il commissario. A oltre due mesi dalla vergognosa mancata qualificazione ai Mondiali, l’assemblea non è riuscita a eleggere un successore del dimissionario Tavecchio. Non ce l’ha fatta Sibilia, senatore di Forza Italia prestato a controllare il vasto bacino elettorale della Lega Dilettanti, né Gravina, presidente di quella Lega Pro dove falliscono società a ripetizione, ultime in ordine di tempo il Modena e il Vicenza, né tantomeno Tommasi, il Don Abbondio a capo del sindacato calciatori che a un certo punto sembrava disposto ad accettare qualsiasi alleanza pur di diventare presidente. Non c’è stato l’accordo nemmeno per trovare una maggioranza semplice alla quarta votazione, complice la divisione della Serie A in due blocchi, ciascuno dei quali ha impedito di far convergere i suoi voti.

È una vittoria del capo del Coni Malagò – e dei suoi alleati, uno su tutti Cairo – sarà lui a indicare il commissario, dopo averlo chiesto con le buone e minacciato con le cattive. E tutto fa pensare a Michele Uva, che proprio ieri è uscito con una non casuale intervista sul Financial Times. Ex dirigente del Parma di Tanzi e della Lazio di Cragnotti, due tra le peggiori dinastie del pallone, poi vari ruoli in Uefa e Figc, giusto per pesare le sue responsabilità in un disastro che nasce da lontano, è evidente che il commissario Uva (o chi per lui) non farà nulla di diverso da quello che avrebbero fatto i vari Sibilia, Gravina o Tommasi. Anzi, non farà proprio nulla. Scordiamoci rivoluzioni, o anche solo riforme: investimenti nei vivai, scuole calcio federali gratuite e diffuse sul territorio, ius soli sportivo.

Arriverà giusto la nomina di un altro commissario, per quella Lega di Serie A incapace pure di vendere i diritti tv nonostante i continui ribassi, visto che la reggenza temporanea di Tavecchio è scaduta proprio ieri. Per il resto, il calcio è una ragnatela di interessi economici leciti e molto meno leciti in fragile equilibrio, difficile da maneggiare, impossibile da cambiare. La fotografia migliore arriva proprio dall’assemblea di ieri. Mentre Lotito indice riunioni carbonare nei bagni dell’hotel di Fiumicino dove si tiene il conclave, parte la standing ovation: tutti in piedi ad applaudire le frasi fatte di Tavecchio, nessuno che si assuma alcuna responsabilità per lo stato comatoso in cui versa il calcio italiano. Ora con il commissario forse qualcuno si crede assolto, ma sono tutti coinvolti.