C’è attesa a Taranto, per capire se il prefetto emetterà o meno un nuovo decreto prefettizio sull’attività produttiva del siderurgico.
Lo scorso 26 marzo infatti, il prefetto aveva stabilito che ArcelorMittal potesse proseguire a produrre con gli impianti in marcia al minimo, come tra l’altro stava già avvenendo da settimane, sino al 3 aprile perché rientrante tra le attività a ciclo produttivo continuo previste dal Dpcm governativo dello scorso 22 marzo.
Il prefetto però, aveva anche stabilito che ArcelorMittal non avrebbe potuto commercializzare quanto realizzato. Una decisione che non rientrava in quelle previste dallo stesso Dpcm, nonché alquanto contraddittoria, che aveva lasciato interdetti gli stessi sindacati. E che di certo non aveva fatto piacere all’azienda. Con l’ad Morselli che aveva immediatamente scritto al premier Conte, oltre che ai ministri Gualtieri, Patuanelli e il premier Costa, avvertendo quest’ultimi che qualora l’azione del prefetto sarebbe proseguita, la società avrebbe optato per la messa in stand-by degli impianti dell’area a caldo.
Che vuol dire fermata totale e possibilità di ripartenza soltanto tra molte settimane, con esborso di notevole costi di gestione da parte dell’azienda.
Per questo in molti ipotizzano, a partire dai sindacati e dalla stessa azienda, che oggi il prefetto prenderà semplicemente atto della proroga dei provvedimenti del governo sino al 13 aprile.
Con ArcelorMittal che potrà riprendere a commercializzare. I sindacati attendono, ma storcono il naso, in quanto da settimane chiedono all’azienda di diminuire il più possibile la presenza dei lavoratori in fabbrica, onde evitare la possibilità di un contagio diffuso da Covid-19 in un luogo dove accedono ogni giorno migliaia di persone. Soprattutto dopo il primo contagio di un lavoratore avvenuto sabato notte.
«Dopo comunicazione da parte di ArcelorMittal alle aziende dell’indotto sulla riduzione del 25% della forza lavoro a cui si è aggiunta, ulteriore comunicazione aziendale sulla sospensione e relativo posticipo, delle attività Aia che impegna circa 900 unità all’interno della fabbrica, auspichiamo che questi provvedimenti, portino ad una effettiva e significativa riduzione delle presenze in stabilimento» affermano in una nota congiunta Fiom, Fim, Uilm e Usb di Taranto.