Gli anni novanta vissuti in prima pagina, corifea di un drappello di donne in un’industria tutta al maschile. Chitarre e testi impavidi, sesso e playfulness. Un proselitismo lungo tre generazioni: Lindsay Jordan, Courtney Barnett, Phoebe Bridgers, Mitski, Soccer Mommy, tutte debitrici della signora Liz. Tre dischi per decennio, da Exile in Guyville (1993) a Funstyle (2010), poi un lungo silenzio per dedicarsi ad altro; design, scrittura, musica per tv. Nel 2018 il disco d’esordio celebra le nozze d’argento: quale migliore occasione per tornare su un palco? Da lì è un attimo a rimettere piede in studio, e ritrovarci il fido Brad Wood, suo storico produttore.
Soberish riprende le fila del discorso avviato con Divorce Song ventotto anni fa: quasi un concept album sulla separazione, tema trattato con sarcasmo e fair play. Se il racconto di un divorzio in media res è il soggetto della traccia d’apertura Spanish Doors (il cui video è girato proprio dall’ex marito Jim Staskauskas), In There chiude con un primo piano sulla vulnerabilità dell’autrice all’ombra di una nuova relazione. Nel mezzo Hey Lou, Ba ba ba, Sheridan Road fanno da link all’album eponimo del 2003, forse il punto più alto per una fenice che rinasce ritrovandosi in copertina al bivio tra Sober e -ish. Non ci è dato sapere quale direzione prenderà. Ma ascoltando attentamente si potrebbe scommettere su un ricongiungimento finale, con proporzioni ponderate, come suggerisce una delle tracce migliori: Dosage is Everything.