Sebbene fosse passato quasi un mese dall’incendio di fine gennaio (1996) della Fenice di Venezia, a campo San Fantin stazionavano a tutte le ore poliziotti e pompieri. Il teatro era stato posto sotto sequestro dai giudici e interdetto ai passanti: nessuno poteva entrarci. Nemmeno Woody Allen, che in tournée con la sua band vi si sarebbe dovuto esibire suonando il clarinetto. Il concerto della New Orleans jazz band venne poi spostato al Goldoni, ma Woody non voleva rinunciare alla Fenice, quanto meno a costatarne lo stato dopo essere andata parzialmente in fumo. E nemmeno noi, che ci trovavamo nella città lagunare proprio in quei giorni. Provenendo dalla calle che costeggia l’Antico Martini fummo accolti da un penetrante lezzo di bruciato che ancora vi aleggiava. La facciata del teatro si mostrava annerita intorno alle finestre del secondo piano che vuote dell’interno incorniciavano rettangoli di cielo tinto di cenerino: il fabbricato era scoperchiato del tetto e pezzi della volta acustica, ridotti a ciarpame, penzolavano sinistri. Di sera, nel campo, le ombre della stessa Fenice nascondevano gran parte degli sfregi provocati dal fuoco. Di sotto, davanti alla scalinata, il passaggio era chiuso da transenne. Woody Allen, in giro nel sestiere, comparve a San Fantin e accompagnato dal sindaco Massimo Cacciari le varcarono. Li seguimmo di soppiatto, ma il tentativo di avvicinare il regista per qualche domanda di rito fallì all’istante: non perché si cercasse di tutelare con solerzia la sua privacy, ma perché era proibito l’accesso alla zona delimitata. Respinti nel campo tutto sembrò concludersi lì. Sembrò… sennonchè qualcuno, ricordandosi del sequestro dell’immobile, volle fare chiarezza circa un’eventuale revoca che avrebbe consentito al sindaco e al suo ospite americano d’introdursi nel teatro. Insomma, partì un esposto-denuncia in procura che generò l’avvio di un’indagine giudiziaria. Restammo sulla graticola per qualche giorno: varcando le transenne, i poliziotti ci avevano bloccati e controllati i documenti. Pertanto in seguito all’esposto saremmo potuti finire coinvolti in una vicenda che aveva assunto rilievo perché c’era stato di mezzo un personaggio del cinema, peraltro neppure accortosi di noi e della nostra fulminea sortita. Con sollievo di tutti, il magistrato archiviò il caso: Cacciari e Allen avevano soltanto oltrepassato le transenne, esterne all’immobile, senza introdursi nel perimetro murario del teatro a cui erano stati apposti i sigilli di vincolo legale. Dopo rifacimenti e restauri la Fenice è tornata a nuova vita ormai da un pezzo, ma non siamo stati più spinti ad andarci.