Se già oggi sostenibilità dei servizi socio-sanitari e salvaguardia dell’ambiente sono a rischio, le prospettive per il futuro sono tutt’altro che rosee. Al banco degli imputati troviamo (ancora) la produzione industriale di cibo, per lo meno quella che vende bisogni e mal interpreta la pressione generata da quei paesi che solo negli ultimi decenni hanno cominciato ad assaporare il gusto nuovo del benessere economico. E mentre i consumi aumentano, le aspettative di vita crescono. I dati parlano chiaro.

In Italia, ad esempio, la percentuale degli adulti con più di sessantacinque anni è passata dal 4% della popolazione del 1845 al 20,6% nel 2010, ed è previsto che raggiungerà il 34,4% (un cittadino su tre) nel 2050. E se questi numeri ci danno misura del benessere raggiunto, un fatto ci costringe a chiederci di che tipo sia questo «benessere». Perché da anziani siamo tutt’altro che sani: circa il 90% degli over 65 registra almeno una patologia cronica. Numeri destinati a crescere come l’epidemia di sovrappeso e obesità in corso.

Pensate che in alcune regioni italiane, in particolare al Sud, il 50% dei bambini è in sovrappeso o obeso. La domanda legittima è: chi pagherà per le costose cure di una miriade di uomini e donne colpite da un crescente numero di malattie croniche perlopiù legate alla cattiva alimentazione, alla sedentarietà, al fumo e all’inquinamento? Le due principali ricette proposte dai vari tecnici sono l’ottimizzazione dell’efficienza del sistema sanitario e la creazione di fondi sanitari integrativi.

Eppure, una soluzione più equa e democratica al problema della sostenibilità dei sistemi sanitari esiste già e si chiama «educazione alla salute e prevenzione» che, secondo Slow Food, passa anche attraverso l’educazione alimentare e la scelta del cibo. Capire come e con cosa riempiamo le nostre dispense, tornare in cucina, al mercato, dai produttori, dai contadini, esplorare la strada dell’autoproduzione anche per recuperare quella conoscenza del cibo è la nostra proposta da oltre trent’anni. Oggi anche la ricetta di una lenta rivoluzione raccontata in La felicità ha il sapore della salute. La via della longevità tra scienza e cucina, il libro di Slow Food Editore appena arrivato in libreria.

Una bella riflessione e un invito a prenderci cura di noi, scoprendo che in questo modo possiamo far bene anche al pianeta. Il volume nasce dall’incontro tra il medico e scienziato Luigi Fontana, tra i massimi esperti internazionali nel campo della longevità, e lo chef Vittorio Fusari, da anni protagonista della scena gastronomica italiana che propone ben 47 ricette. Il tutto imbastito dallo Slow Food pensiero. Una guida dunque alle nostre scelte di salute: banditi bilancia e conteggio delle calorie, Fontana ci racconta, senza giri di parole o formule astruse, come migliorare la nostra alimentazione, e riscoprire la gioia di cucinare e mangiare pasti sani e buoni.