Milano, anno 2032. Una città «difficile da vivere e piena di curiosità». Si possono trovare borse che mordono i malintenzionati, sono in costante aumento i ristoranti per cani e per gatti. E, soprattutto, si consuma tanta droga che poi va a finire nelle fognature della città. Tutta quella coca che, dopo l’uso, scorre sotto Milano è proprio uno spreco. E qualcuno ha pensato di riciclarla. Gheorghe Pop e la sua banda sono riusciti a recuperarla e l’hanno ammassata in un silos, in attesa di un ultimo procedimento chimico che la renda di nuovo utilizzabile e spacciabile. Le hanno trovato anche un nome, Little Virgin, cioè Madunina. L’idea è semplicemente geniale, ma qualcosa va storto: a causa di un temporale, un’enorme gru crolla sul silos e, trasportata dal vento, la droga si disperde sulla città. E Milano impazzisce.

È DA QUESTO antefatto che prende il via Favola splatter (Frassinelli, pp. 255, euro 16, 90) romanzo scritto da Beppe Tosco con l’aiuto del figlio Francesco. L’autore, che da anni scrive testi per vari comici piuttosto famosi, ha già pubblicato libri ma sempre legati al genere, mentre questa sua ultima fatica rappresenta il suo ingresso a pieno titolo nel mondo della narrativa. Favola splatter racconta le vicissitudini di un terzetto inconsueto, formato da un carabiniere, Diego De Leo, una adolescente, Lola, e un ragazzino d’origine moldava, Vladi, strutturalmente orfano. I tre si trovano a dover attraversare una città dove sembra che tutti abbiano perso i loro freni inibitori, tra autisti di autobus impazziti, guardie giurate psicopatiche, rave sanguinari, bande di tifosi e di sostenitori dell’Isis. E poi c’è sempre la banda di Gheorghe Pop che ha un conto aperto con loro. Tra strani incontri, scontri, fughe e, soprattutto, condomìni e condòmini alquanto inusuali, si snoda l’odissea dei protagonisti. Un viaggio tra il surreale e il delirante narrato con toni che vanno dall’ironia al sarcasmo al grottesco, sempre, però, con una buona dose di suspence che tiene il lettore avvinto alla pagina.

TANTE SONO poi le trovate che colpiscono nel modo di narrarre la storia. Prima fra tutte l’utilizzo di un falco che, quasi come un drone, offre al lettore varie panoramiche dall’alto della città impazzita. Tanti anche i riferimenti esterni al testo. Si va dal genere splatter che naturalmente la fa da padrone, a richiami al cinema di John Carpenter, Distretto 13 – Le brigate della morte, di Walter Hill, I guerrieri della notte, di George A. Romero, il cosiddetto ciclo sugli zombie. Ma soprattutto, come in questi maestri del cinema, quello che emerge dal romanzo dei Tosco è una critica feroce alla società attuale, alle paure, alle angosce, ai miti veicolati al suo interno. Non a caso, allora, le uniche istituzioni culturali presenti e prese di mira nel romanzo sono la televisione e la rete, i social network, ovvero il presente e forse il futuro.