Una storia di amore e di guerra. La Sposa (Monica Bellucci) è promessa a un eroe ma si innamora del mite e squinternato lattaio (lo stesso Kusturica). Siamo nella ex-Jugoslavia, durante i giorni feroci del conflitto che l’amore appassionato tra i due fa sparire, spingendolo quasi fuori campo, per trasformare il quotidiano che vivono in una fiaba.

Fracassone e provocatorio, politicamente ambiguo, orchestrato su eccessi a tratti anche stucchevoli il nuovo film del regista serbo, tratto da un suo racconto ( nella raccolta La via lattea, Feltrinelli) gioca col caos, mischia surrealismo e circo, oche, asini, maiali, gatti e un falco, acrobazie, danzatrici e violenza, follia e desiderio, un vortice che ruota intorno ai due protagonisti, la bella italiana della quale i maschi sono pazzi, e appunto il lattaio Kosta, che vorrebbe vivere nella serenità della natura e invece si trova a sfuggire bombe e mortai in un conflitto senza tregua.

Il gusto per l’iperbole e l’attrazione al barocchismo dall’apparenza semplice ricorrono nei film di Kusturica che, di volta in volta sembra avere voglia di esagerare sempre di più. Il rischio come accade stavolta è che gli sfugga di mano, il che di per sé potrebbe essere persino un pregio, se non fosse che il delirio è solo apparente, organizzato da un’ideologia che lo trasforma in pesantezza gratuita.